È bastato UN MODÌ, e sono tornata à l' école de Paris
Perugia. Ultimo giorno. Alla GnU fino al 15 settembre è di scena un capolavoro
È bastato UN MODÌ,e con piacere sono tornata à l'École de Paris
Amedeo Modigliani, in mostra i nudi di donna che fecero scandalo
di Elisabetta Berliocchi B.
Se penso a un artista maledetto, è lui che mi viene in mente. Complice il nome. Già, maudit, che in francese si pronuncia Modí, come il suo soprannome. Jeux de mots. Giochi di parole. Amedeo Modigliani non era solo bravo. Era pure bello. Le foto che lo ritraggono all'epoca lo attestano. Era gentile. A dirlo sono fonti autorevoli che lo hanno conosciuto. "Il giovinetto di belle fattezze e volto gentile", scrive l'amico Ardengo Soffici. Lo racconta Paolo Mieli (https://youtu.be/43ITCNh9f2A). Era un tombeur de femmes. Di donne ne ha avute, e varie ne ha ritratte. Amava il corpo femminile, e con una linea sinuosa, un tratto sintetico, una pennellata opulenta ne ha carpito le forme. Si dice che dipingesse con le pupille solo soggetti di cui conosceva l'anima. Il Nu couché in mostra alla GnU - Galleria nazionale dell'Umbria è un caso particolare. Sembra si intravedano le pupille nascoste sotto l'ombra delle palpebre. È infatti una Venere dormiente, distesa su un divano, soggetto caro alla scultura classica e alla pittura dei grandi maestri, di cui fece tesoro. Era un nottambulo, spesso con gli amici di bevute Soutine e Utrillo, colleghi nell'arte e nella strada. Fu un esponente di spicco dell'École de Paris, quel milieu effervescente zampillato spontaneamente all'inizio del '900 nella Ville Lumière. Le avanguardie storiche. Quelle che oggi ammiriamo e studiamo, ma che allora venivano persino disprezzate e oltraggiate dai più conservatori. Fu Georges Chéron il suo primo mercante, e un ritratto che gli fece è parte dell' itinerario espositivo proposto al terzo piano di Palazzo dei Priori a Perugia. Approdò a Parigi nel 1906. E proprio a Montmartre abitò Modì. Al Bateau Lavoir, per l' esattezza, dove risiedevano per pochi spiccioli artisti arrivati da ogni dove. E proprio a Montparnasse si trasferì, suggestiva location che ancora ricordiamo per gli atelier-cellette della Ruche o, in condizioni più agiate, per gli studi disseminati qua e là. Era osé, per l'epoca. Infatti la sua prima mostra a Parigi venne chiusa per oltraggio al pudore. Aveva fame di vita. E si tenne stretta la sua libertà, a 360°, "ai margini della società borghese, lontano dal potere politico ed economico". Era ebreo, ma non conobbe la furia nazista. Morì prima, nel 1920, e con lui la compagna Jeanne Hébuterne. Pittrice, fu allieva all' Académie Colarossi, dove si permetteva alle studentesse di seguire le lezioni di nudo maschile dal vivo. Si suicidò il giorno dopo la morte di Modì, con in grembo la loro seconda creatura. Ora riposano l'uno accanto all'altra, al cimitero Père Lachaise. La figlia Jeanne, nata a Nizza nel 1918, divenne storica dell'arte e saggista, e nel 1958 scrisse con metodo scientifico Modigliani, senza leggenda, edito da Vallecchi. Creatività libera, quella degli artisti dell' école de Paris, senza appartenenza all'una o all'altro, corrente o movimento che fosse. Si sentiva scultore, e lo fece. La scultura fu la sua grande passione, salvo poi abbandonarla per la salute cagionevole. La tubercolosi che lo affliggeva sin dall'adolescenza, e che lo portò a 16 anni a Napoli, Capri e Amalfi, fu la causa della sua morte. Complice lo stile di vita "scapigliato" sul quale lo storytelling esagerò. Ammirò Costantin Brancusi e l'arte nera, in voga in quegli anni. In mostra a Perugia alcuni esemplari, insieme a disegni, altre sculture, video immersivo, a corredo del Nu couché del 1917-1918, dipinto ad olio su tela, proveniente dalla Pinacoteca Agnelli di Torino.
Commenti
Posta un commento