#ijf24, come mettere all'angolo una persona e farla franca..."ingiustizia epistemica" e dignità

#ijf24, come mettere all'angolo una persona e farla franca..."ingiustizia epistemica" e dignità

di Elisabetta Berliocchi Bistarelli




Perugia. Hotel Brufani. Press Room. Inizio a scrivere ... Esistono momenti, nella vita di una persona, in cui bisogna necessariamente difendersi e indossare i guantoni. Il colore poco importa, perché è una questione di dignità, che non può essere strumentalizzata da un partito o da un altro, tanto più in tempi, qui, di par condicio. Da essa non si può prescindere perché è la battaglia di tutti in nome della civiltà, indipendentemente dal continente, e dei diritti dell'uomo, che appartengono a ognuno. E va combattuta insieme, questa battaglia, se possibile. Capita a volte, però, di essere soli nel fronteggiare un nemico insidioso, pervasivo, distruttivo, che sa persino rendersi (e rendere) quasi invisibile...l'ingiustizia. Allora si riducono forse a tre le maniere di reagire: 1) al modo di "Calimero", sì il pennuto nero e piccoletto con metà guscio d'uovo per cappello, in mano il bastone e, legato ad esso, per valigia il sacchettino di stoffa con dentro le sue poche, per lui preziose, cose. Già, proprio quel pulcino nero che, come un mantra o una giaculatoria (errata corrige: avevo scritto 'giugulatoria'...lapsus freudiano), mentre è costretto a migrare sconsolato da un posto a un altro, continua a ripetere "è un'ingiustizia però"...


2) al modo di Roberto Saviano, che vive in uno stato di lotta perenne, combatte per quello in cui crede, paga per quello che dice, scrive, fa, spesso vince, condivide con penna, tastiera (la plume est plus fort que l'épée), microfono e socials, ciò che accade a lui e a quelli per i quali lui diventa la voce. "The Voice" (e che voce!!), come paradossalmente quel Frank Sinatra (errata corrige: ero sopra le nuvole, avevo scritto Frank pure con la 'c', forse inconsciamente associandolo a 
Franck van der Heijden, chitarrista di David Garrett, alias David Christian Bongartz) accusato di essere vicino agli ambienti mafiosi sfidati, additati, denunciati da Saviano. Fatto peraltro accaduto anche a un suo conterraneo, con la camorra, il cantautore Gigi D'Alessio che per loro ha suonato. In tanti, anche solo per aver conosciuto o essere stati fotografati accanto a certi boss, si sono ritrovati in tribunale, nel mezzo di un'inchiesta giudiziaria e/o di un circo mediatico. 



3) al  modo mio, finora, e di chi risponde con il sorriso alla vita che giorno dopo giorno ti uccide senza tracce di sangue, con guanti di velluto o seta che non lasciano impronte. Quasi. Eppure si continua ad amarla questa vita che spesso ci offende, ci deride, ci butta a terra, togliendoci il respiro, offrendo e cercando raggi di sole nel grigiore plumbeo di una guerra civile in giacca, camicia o t-shirt, tacchi, pianelle e scarponi che siano. Ci si rialza con più energia di prima, nonostante i colpi sferzati con azioni e parole che restano impunite. Si prova allora a vanificare quel detto/non detto che ogni giornalista dovrebbe rifuggire, semplicemente contrapponendo l'evidenza della verità. Quel vessillo sventolato ai quattro angoli della terra dalla nostra categoria a garanzia di credibilità, capace di far cadere in contraddizione la controparte e svelare ogni ambiguità, squarciando il velo di un linguaggio criptico, smascherando omertà, coperture (tuttaltro che giornalistiche), collusione. Senza demordere, cogliendo negli attimi del presente lo straordinario nell'ordinario, per non affogare in un mare di fango e shit, attaccandosi a tutto il bene fatto e ricevuto, pensando a quello che ancora si può fare e ricevere, afferrando le mani e abbracciando la vita, le persone, le cose, talvolta come naufraghi sopravvissuti su un pezzo di legno. Survivors che all'approdo non sempre però trovano l'ospitalità e l'accoglienza che chiunque bramerebbe al posto loro. Davvero bisognerebbe indossare i panni degli altri prima di aprire bocca o scrivere. Occorrerebbe calarcisi dentro certe situazioni.

...foto, questa, di Jennifer Vezzani...

Mi sono diretta qui, in questo spazio che durante l' #ijf è riservato ai giornalisti. Affacciato sul "belvedere" sottostante i giardini Carducci, è caldo, confortevole e reca in sé il profumo della storia vivificata dall'attualità. Le mani si muovono su tasti e touch screen, nell'atmosfera dell'evento che sta chiudendo la sua XVIII edizione, tra conversazioni, bilanci e saluti, in italiano e in inglese. Sono reduce dall'intervento di Roberto Saviano, intervistato da Barbara Serra, ormai punto di riferimento imprescindibile per me e appuntamento culturale fisso (è tornato!!), in giro per l'Italia a spettacoli e firmacopie. Sono appena uscita da un panel molto interessante del "Festival di Perugia" (così lo chiamano a New York), in cui gli speakers hanno affrontato con ironia pungente tematiche serie, spesso drammatiche, e situazioni vissute in prima persona (può apparire audace e spropositato l'accostamento tra morti ammazzati e somministrazione di "morti civili", in realtà non lo è, e vedremo perché). Le speakers, sorry al femminile, mi correggo da sola prima che lo faccia qualche collettivo femminista...Ai microfoni, dunque, due studiose titolate, Vena Gheno e Galatea Vaglio, con attività molteplici in ambito di divulgazione scientifica, hanno suscitato l'ilarità del pubblico presente, in questo caso volontariamente, mentre insegnavano divertendo nel corso del dibattito, in presenza e in collegamento, tra education e entertainment finalizzato all'educazione civica. 



...la riconoscete? ...


In effetti, sulle poltroncine carta zucchero e gli scranni lignei della Sala dei Notari di Palazzo dei Priori, alternate al silenzio di fondo (base perché possa esserci comunicazione, trasmissione del sapere, confronto), sono sgorgate spontanee e fragorose risate. Diverse, però, da quelle tese a sminuire, ridicolizzare, svilire, ignorare e soprattutto minare la credibilità di una persona, donna o uomo che sia, persino bambini non ancora strutturati e capaci di difendersi adeguatamente, vulnerabili per l'autostima in costruzione. Dichiara di avere quasi 50 anni l'attivista sociolinguista Vena Gheno e di aver imparato da poco a reagire nel modo giusto, dentro di sé e nel mondo ormai phygital. Il titolo del panel è Women on line: a daily battle? Nel corso degli interventi ho sentito ricorrere la definizione di un fenomeno sociologico che sono andata ad approfondire on line. Ovviamente, inserendo nel motore di ricerca ingiustizia epistemica, di questo appunto si è parlato, mi sono apparse varie pubblicazioni scientifiche in merito. 


Ed è proprio in una tesi di laurea, redatta da Claudia Bianchi, citata oggi, che nel paragrafo 6 dal titolo "Legittimare"  Linguaggio d’odio, autorità e ingiustizia discorsiva (openedition.org) ho trovato ciò che cercavo: "Miranda Fricker caratterizza i casi di ingiustizia epistemica come quelli in cui un soggetto ha un deficit di credibilità a causa di pregiudizi legati alla propria identità sociale (di genere, razza, religione, orientamento sessuale). Il soggetto viene disconosciuto come soggetto epistemico competente, e le sue asserzioni non vengono riconosciute come fonte conoscitiva". Come dire: quello che dici tu, proprio perché lo dici tu, per me, per noi, non vale niente, pure se incontestabile, inconfutabile, di elevato spessore culturale, proposto in modo sagace, con presenza di spirito. E le maniere per fartelo capire, sistematicamente ridicolizzandoti, sminuendoti, svilendoti, ignorandoti, ferendoti a morte e facendoti a pezzi, senza conseguenze per noi che lo facciamo e nel farlo ci divertiamo, ce ne sono un'infinità. A piccole e a grandi dosi. Perché, a quanto pare, niente è inoppugnabile...e a cancellare il tuo lavoro di anni e anni, dandoti la morte civile e togliendo forza alla tua voce, riducendoti al silenzio, ci penso io, ci pensiamo noi ...senza scomodare le parole, basta il fumo negli occhi! 
E allora che fare? 
La risposta non sta a noi giornalisti darla, noi possiamo solo illuminare angoli buii, "buchi neri"...

P.S. ...il prossimo anno all' #ijf25 proporrò anch'io l'inchiesta che sto conducendo ... avendo cura nel frattempo di perfezionare la lingua inglese parlata...chissà che non venga accettata per merito...intanto ...stay tuned ...à la prochaine... 
E, mi raccomando, continuate pure a ridere che a farvi divertire ci penso io .. 




...Arturo Checchi, La sirenetta, 1932, nella fontana in piazza Italia, Perugia...
(dello stesso autore, a pochi passi, Bimba al sole, 1935
e, nel foyer del teatro Morlacchi, La chitarra, 1934, e Il violino, 1935)




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