JULIE MANET, approda a Perugia "LA PUPILLA DEGLI IMPRESSIONISTI"...dall'eccitazione all'eccezione culturale

Cittadinanza e Costituzione, Attualità, Arte e Territorio.

JULIE MANET,  approda a Perugia "LA PUPILLA DEGLI IMPRESSIONISTI...di libro in libro, a pagine spiegate, sorvolando luoghi e spazi di cultura, m'immergo in un volumetto che tiene in sé celato un cupo ex libris... dall'eccitazione all'eccezione culturale

di Elisabetta Berliocchi Bistarelli 



Curioso che "l'inizio dello Studium generale dell’Osservanza a Monteripido per la formazione culturale e spirituale dei giovani frati" si ascriva ad una visita. Quella di San Bernardino da Siena, illustre teologo e frate francescano che nel 1438 "viene a Monteripido, dove era già stato in precedenza, con l'incarico di offrire un ciclo di lezioni sulle CENSURE". Due sono le parole-chiave - le indico in maiuscolo e grassettoper definire l'avvio della storia di un bene mobile e immobile custodito nel cuore dell'Umbria, a Perugia.  La storia di un luogo a tutt'oggi da "abitare" che dovette ricostituire, pezzo dopo pezzo, il proprio patrimonio culturale, quindi anche librario. Eh sì perché, dopo le spoliazioni napoleoniche e, successivamente, l'annessione al regno sabaudo, in un modo di certo non indolore, fu perpetrata la ciclica e reiterata secolarizzazione dei Beni ecclesiastici, cioè "il passaggio in mano laicale dei beni della Chiesa cattolica". Beni incamerati tra devastanti soppressioni, chiusure e appropriazioni. L'altro nodo cruciale è dunque racchiuso nel termine SPOLIAZIONI. Spoliazioni "edulcorate" da certe restituzioni e messe in salvo di parte delle opere, con l'intervento di noti benefattori. Spoliazioni che trovano nell'arte una rappresentazione chiara, efficace, benché sublimata, di quella che fu, dall'una o dall'altra parte, una vera e propria carneficina.

 
Due volti della stessa medaglia...martiri della libertà di pensiero e di fede

Santa Barbara
interpretata da Vanessa Hessler nella fiction tv Rai (2012), figlia di Dioscuro, governatore romano in Sabinia, allieva del maestro Policarpo, studia filosofia e astronomia, per poi avvicinarsi alla fede cristiana e al Vangelo di Gesù 
Santa Barbara - RaiPlay 

Charles William Mitchell, La morte di Ipazia, 1885Laing Art GalleryNew Castle 
Scrive Roberto Saviano: "Parlo di Ipazia, che [...] era una filosofa nel senso più ampio della parola, amava la conoscenza e alla sua scuola fiorirono la matematica e l'astronomia. [...] E' vero, all'epoca l'Islam non era neppure nato, ma il fanatismo religioso sì, e dava già straordinarie prove di sé. Furono studenti fanatici della Bibbia, neofiti cristiani, a dichiarare guerra alle parole libere e coraggiose di Ipazia, e anche nel loro caso, non c'era limite alla violenza che erano disposti a mettere in campo per bloccare le sue parole. Rapirono Ipazia. La portarono in una chiesa e, dopo averle tolto i vestiti, la fecero a pezzi. Poi le diedero fuoco. Di queste azioni", scrive Roberto Saviano, "quella che mi fa più male è che la spogliarono".





Guardando i dorsi dei volumi negli scaffali e spigolandone alcuni, nella saletta studio e consultazione del Convento di San Francesco al Monte, ho trovato questo libricino di Denis Rouart, Berthe Morisot 1841-1895 (
Collection des maîtres, Les éditions Braun & C., Paris) con foto in b/n e testo scritto in tre lingue: francese, inglese e tedesco. Berthe Morisot è la mamma di Julie Manet. Julie moglie di Ernest Rouart, Julie nuora di Henry Rouart, Julie figlia di Eugène Manet, Julie nipote di Édouard Manet, Julie educata dai maestri dell'arte contemporanea, ma soprattutto Julie membro attivo oltre che "PUPILLA degli IMPRESSIONISTI". IMPRESSIONISMO, dunque, terza parola-chiave, riconosciuta come la prima avanguardia

Couverture: Femme à contre-jour (1879), Musée de Montpellier (détail)

Un impressionismo attardato, sebbene tutto suo. E lei, Julie, fu "la pupilla degli Impressionisti" non solo grazie ai rapporti che, per nascita, interessi culturali e scelte, intrattenne, ma per talento, inclinazione e sguardo...sguardo d'artista capace di apprendere i segreti del mestiere e cogliere le profondità dell'anima. Nello stesso modo, così, quasi per caso, guardando i dorsi dei volumi, trovai il diario di Julie, il suo diario corredato da foto... Ero però nella Biblioteca del prof. Alessandro Marabottini (donata ad allievi, studiosi e studenti dell' Università degli Studi di Perugia), allestita temporaneamente al piano terra di Palazzo Manzoni, in piazza Morlacchi, sede dell' Istituto di Storia dell'Arte da lui fondato insieme al prof. Valentino Martinelli. Me lo raccontarono gli allievi dei due illustri cattedratici, miei docenti, rispettivamente la prof.ssa Caterina Zappia e il prof. Francesco Federico Mancini. 






Fu una grande soddisfazione professionale per me vedere approvata, dal Comitato scientifico, garante della Collezione Marabottini (esposizione permanente dal 21 dicembre 2015 a Palazzo Baldeschi al Corso), l'attribuzione formulata prendendo visione delle opere a me assegnate. Lo feci "soppesandole", toccandole e analizzandole in ogni dettaglio, a occhio nudo e con la lente di ingrandimento. Ne respirai il profumo. Ne sentii al tatto la consistenza. Poi scattai le foto per poterle studiare, al di là di quelle pubblicate da Sandro Bellu nel catalogo della Fondazione Cassa di Risparmio Perugia, realizzato con i contributi scientifici internazionali di circa cento studiosi, curato da Caterina Zappia, Stefania Petrillo, Claudia Grisanti. Mi tuffai "in uno studio matto e disperatissimo", in realtà momento molto felice, questo, allattando il mio piccino, godendomi la maternità in tutta tranquillità e ritagliandomi, lo ricordo ancora, spazi di silenzio. Mi ritiravo nella terrazza verandata (il nostro petit jardin d'hiver, uno di quei giardini d'inverno vetrati, sovente rifugio nelle dimore di ogni tempo e censo, senza soluzione di continuità tra indoor e outdoor). Mirando, dalla sommità di una della dolci colline umbre l'acropoli perugina...la Torre del Cassero, il complesso di San Matteo degli Armeni (Biblioteca comunale e Centro Studi "Aldo Capitini"), il convento di San Francesco al Monte con la Casa Monteripido (residenza per studenti, professori e albergo), dove spesso mi reco, proprio di fronte a noi in linea d'aria.




Ma l'intuizione la ebbi sul momento, raffrontando in Facoltà l'opera, che avevo nella mente e nelle foto, con le immagini in bianco e nero di quel volumetto in lingua italiana, ritrovato tra le cose del Professore...Il diario di Julie Manet. 1893-1899 (Arnoldo Mondadori Editore, 1988). Lessi quelle pagine, e trovai nelle parole la conferma del colpo d'occhio. Un occhio che, come insegna il professor Vittorio Sgarbi, va nutrito, perché la cultura visiva, soprattutto per chi si occupa di arte, si costruisce giorno dopo giorno, momento per momento, abbeverandosi alle fonti della bellezza...le opere d'arte appunto. Lo studio, la conoscenza, l'osservazione attenta, l'ascolto (sì, occorre mettersi in ascolto, in un atteggiamento di disponibilité à l'accueil, diceva André Gide) servono a comprendere, quindi a possedere (nel senso più alto che questo termine ha), un quadro, una scultura, un'architettura, un oggetto...fino a farli propri.

Ernest Rouart, Portrait de Julie peignant, 1905 (details), Collection particulière

Le Journal de Julie Manet. 1893-1899. Le temps retrouvé (Mercure de France, 2017), lo notai su di un ripiano, nella libreria Sauramps, book-shop del Musée Fabre à Montpellier, quando andai come tutor Pcto (ex Asl -Alternanza scuola lavoro) di una classe del liceo "Assunta Pieralli" di Perugia. Fu un viaggio d'istruzione bellissimo... la città viva, pulsante, contemporanea, i luoghi di studio, svago, piacere e tempo libero pullulanti di giovani. 



In quel momento, con il mio zaino tutto francese in spalla, la reflex digitale al collo, versatile (pc e tablet in uno), cellulare e taccuino, penna e matita, riassaporai l'ebbrezza della libertà. La libertà che dà il lavoro unitamente all'indipendenza economica, quel lavoro per il quale si è studiato, ci si è sacrificati, con impegno e serietà, spesso gratuità, fino a raccoglierne i frutti. E girovagai in cerca di cibo per la mente, per l'anima, per il cuore e, perché no, per il corpo. In ottima compagnia, stavolta declinata tutta al femminile (le docenti: Bragetta Barbara, Teresa Juana Giannelli, Alessandra Lupattelli, Caterina Piernera)! Non dimenticai Waldemar George, che sui Rouart, la famiglia acquisita di Julie Manet, quella del marito Ernest sposato nel 1900 (matrimonio a quattro, con la cugina Jeannie Gobillard e il poeta Paul Valéry), aveva profuso pagine, studiandone l'operato e scrivendo prefazioni ai cataloghi o saggi critici. Trovai il tempo di setacciare, velocemente ma con rigore, nelle biblioteche e mediateche (Réseau de Médiathèques 3M -Montpellier, Méditerranée, Métropole). Già, 3M che a me richiama subito alla memoria "3P" (Padre Pino Puglisi, così lo chiamavano affettuosamente). Raccolsi del materiale, incluso un libro con dedica. E anche lì condivisi il mio entusiasmo e qualche peripezia occorsa in territorio francese via whatsapp con un collega, architetto e storico dell'arte, rimasto per cause di forza maggiore a Perugia, il professor Alessandro Gabrielli. 

Giulia Perin, Bibi tra gli Impressionisti, (Grandi mostre 3, Julie Manet a Parigi),
Art e dossier, anno XXXVII, n.394, gennaio 2022, Firenze/Milano, pp.44-49
 

Non mancò il salto a Parigi per il mio compleanno, nel marzo 2022, un viaggio-dono che feci prima di tutto a me stessa, coinvolgendo mio marito e nostro figlio. "Ma bohème", direbbe Rimbaud, tradotto con sapienza e poesia da un altro mio illustre docente universitario, il prof. Francesco Di Pilla, inseguendo Julie e gli Impressionisti fino al Musée Marmottan Monet.


Per le vie del centro di Perugia, invece, in zona universitaria mi sono imbattuta nella bancarella di libri, in fondo a via dei Priori e in prossimità dell'accesso al parcheggio Pompeo Pellini, che da decenni offre prodotti di nicchia a studenti, studiosi, turisti o semplici passanti. Una bimba seduta sopra un innaffiatoio con gli occhi rivolti verso l'osservatore. Mi ha colpito la copertina, riconoscendone subito lo stile impressionista a pennellate guizzanti, quello di Berthe Morisot, spesso intenta a ritrarre la figlioletta Julie Manet, così come quello dello zio Édouard Manet, autore del dipinto in questione, Julie Manet assise sur l'arrosoir, 1882 (olio su tela, cm.100x81, Collezione privata).


La sorpresa più grande l'ho avuta, però, al n.8 di Monteripido, dove tra volumi di pregio e fondi vari, è spuntato quel libricino con un ex libris tutto da analizzare, sebbene abbia in precedenza approfondito lo studio delle opere dell'autore, Padre Diego Donati, attraverso le pubblicazioni (una fotografata anni fa nella Biblioteca del Fondo Marabottini) e la mostra permanente a San Francesco al Monte. Un libricino apparentemente poco importante, in realtà estremamente significativo...che mi ha riportata indietro, fino al Dipartimento dell'Hérault nella regione Occitania attraverso Femme à contre-jour (1879), Musée de Montpellier (détail), e avanti con la ricerca, passo dopo passo...

...Je viens de l'étudier, je suis en train de l'étudier, je vais l'étudier...





La Galleria "Padre Diego Donati o.f.m." è aperta il mercoledì pomeriggio
(orario invernale: dalle ore 15.30 alle 18.00; orario estivo: dalle ore 16,00 alle 18.30; ingresso a offerta)

E dopo "l'eccitazione culturale", molla di qualsiasi passione, incluse quelle di studio e ricerca (la psicologia docet), eccoci ad un neologismo..."l'eccezione culturale" (eccezione culturale in Vocabolario - Treccani - Treccani - Treccani ), vedremo poi di sviluppare, nelle prossime puntate, ulteriori approfondimenti.
Qui dalla città del sole e del sale è tutto, passo e chiudo.



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