...La mia #SharperNight a #Collemammole...e "il delitto accademico all' #Università di #Perugia"

 ...La mia SharperNight a Collemammole... 
e "il delitto accademico all'Università di Perugia"...

di Elisabetta Berliocchi Bistarelli

 ...Intanto, nell'attesa, faccio qualche scatto alle opere d'arte apposte alle pareti. Sono nella Sala delle Colonne, a Palazzo Graziani, sede della Fondazione Perugia, al civico 47 di Corso Vannucci.

Carlo Bertocci, Nascondino, 1995,
olio su tavola cm.180x50

Angela Volpi, Camminare, 2014,
olio su tela, cm.120x90

Rosetta Acerbi, S.Michele in isola,
2006, olio su tela, cm.100x70


...E mentre arrivano "alla spicciolata", io continuo a guardarmi intorno, a salutare chi conosco quando incrocio lo sguardo e a fotografare le persone presenti...


...questo quadro è il mio preferito, eppure solo alla fine ne leggo chiaramente il titolo e il nome dell'autore: Stefania Fabrizi, Nuotatore, 2015, olio su tela, cm.150x130. Mi rassicura e mi fa pensare a Roberto Saviano (che ha una Laurea honoris causa in Comunicazione e didattica dell'arte conferitagli dall'Accademia di Brera a Milano). Penso al suo sorriso libero mentre nuota tra le onde del suo amato mare. E ritorno con la mente e con il cuore alla conversazione sul nuoto tra lui, nostro figlio e me, quella sera a Fano il 22 giugno 2022...Penso alle nuotate nel mar Mediterraneo del commissario Montalbano, interpretato dall'attore Luca Zingaretti, che vidi, passando, ad un'edizione dell'Arte Fiera di Bologna...

..."di sotto in su"...questo disegno con "biacca", invece, mi turba un po', chissà perché...
così come rivedere questa foto fatta al volo senza guardare...

...Eccolo, è arrivato Vittorio Sgarbi!








Ora cala il silenzio in sala...si inizia a dialogare sullo scritto del Professore, Alessandro Marabotti Marabottini, con il doppio cognome come preferisce chiamarlo il Sottosegretario che lo conosceva. Introduce Cristina Colaiacovo, presidente della Fondazione Perugia, e lo fa sottolineando la vocazione collezionistica di entrambi, il legame con il territorio umbro, a dieci anni dalla scomparsa dell'illustre docente: "se si ama l'arte non si può non desiderare di possederla". Infatti, ai giovani studenti e allievi proprio il prof. Marabottini, fondatore insieme al prof. Valentino Martinelli dell'Istituto di Storia dell'Arte dell'Università degli Studi di Perugia, per qualche momento dona questa opportunità. A piccoli gruppi, guidati dagli insegnanti, possono staccare dalle pareti i quadri, esaminare dal vivo le sculture, gli arredi di quella che fu la sua casa nel palazzetto di piazza D'Azeglio a Firenze, ricostruita in parte nel capoluogo umbro a Palazzo Baldeschi al Corso. Lui stesso pittore, che da bambino iniziò a usare il lapis e le matite colorate, rovistando tra le cose della scrivania del nonno, e sviluppò negli anni il gusto per la caricatura, sa l'importanza di poter toccare, analizzare, soppesare quei "pezzi". Già, quei "pezzi" che tanto amò, di una collezione offerta alla pubblica fruizione e nota oggi come la Collezione Marabottini. Questo al fine di conoscere profondamente tele, tavole, telai, cornici...in una parola la materia, per procedere nella valutazione, determinazione e ascrizione a scuole, artefici, e trarne pienamente piacere.

    "Fu quello il suo primo disegno (è di se stesso, nel libro Guido Guidotti Guidi, e di chi l'ha preceduto, che scrive Alessandro Marabottini, ndr). Quante migliaia di fogli riempì da allora nel corso degli anni a venire. [...] A poco a poco accanto ai disegni cominciarono i dipinti con le matite colorate, ad acquerello, a tempera e a olio. E la pratica della pittura divenne il suo riposo e forse il suo più vero lavoro; certamente la sua evasione e la sua felicità"

A Cristina Colaiacovo è piaciuto rammentare alla platea come Vittorio Sgarbi abbia trascorso quattro ore e più davanti alla collezione Marabottini. E, semplicemente visitandola, se ne comprende la ragione. È stato pure per me un onore essermi cimentata, insieme a circa cento studiosi del mondo accademico internazionale, nell'esame e nella redazione delle relative schede di alcune delle oltre settecento opere nel catalogo. Opere da lui donate alla comunità, valorizzate dall'allestimento di Caterina Zappia e Patrizia Rosazza-Ferraris, promosse dalle iniziative della Fondazione Perugia.  


Collemammole "narra la storia romanzata 'di quella famiglia della quale lui era l'ultimo e che sarebbe finita con lui'; così, in un ampio affresco, le vicende di cinque generazioni di Guidotti-Guidi, casata fiorentinissima poi imparentatasi con una famiglia ebraica, s'intrecciano con quelle della 'grande' storia, dall'unità d'Italia al secondo dopo guerra". È l'avvio della presentazione al volume (mille e centotrenta pagine) di chi ne fu allieva e stette a lui sempre accanto, Caterina Zappia.
"Alessandro Marabottini a Perugia non ha bisogno di presentazione. Docente per quasi un ventennio (venivano ad ascoltarlo anche quelli che non dovevano dare l'esame), noto in città per la donazione. [...] Più che curatrice ne sono stata trascrittrice. Lo aveva scritto per se stesso, come puro divertissement, e ogni tanto ce lo leggeva. Su fogli A4, scriveva con la sua Montblanc. Lo abbiamo costretto a scrivere al computer. Un generoso e improvvido nipote ha regalato il pc a un rumeno che si occupava di alcune sue cose e che ha cancellato tutto." Nell'archivio però era rimasta la versione cartacea, circa mille pagine scritte a mano, che Caterina Zappia ha trascritto con "santa pazienza". Da esse promana "acume e padronanza della psicologia umana, prosa fluida anche se aulica. Leggendolo lo amerete. Non è per piaggeria". Da leggere è "un enorme malloppo. Poi se si comincia, come le ciliegie, non ci si ferma". 
In un viaggio tra le parole, nel redigere questo articolo, mi arresto sulle pagine fresche di stampa e sugli appunti presi nel corso della conferenza. "Conferenza"...ormai pochi usano questo termine preferendo "tavola rotonda", "speach"... un po' come - hanno sottolineato relatori e parterre - l'espressione "casa di villeggiatura di campagna", oggi soppiantata da "agriturismo, B&B..." In pratica, Collemammole è, "sulle colline dell'Impruneta, una villa di vacanza per più di un secolo, perduta per dissesti finanziari, come accade in tante famiglie". Ed ecco ciò che spiega la Professoressa di Storia dell'arte contemporanea (Storia della critica d'arte, Storia dell'arte europea comparata), esperta del mondo francese, nella prima pagina del volume edito da "La nave di Teseo +" . 

    "Nella sottile ironia e nella nostalgica rievocazione di paesaggi, profumi e consuetudini di una cerchia alto-borghese - che trascorre gli inverni in città e le estati al mare, un mese tra Livorno e la Versilia, ma più a lungo in villa, a Collemammole, Colleramole e Collegramole nella realtà, - si avverte il piacere dell'autore nel descrivere a tutto tondo la quotidianità dei propri familiari protagonisti del libro. Anche se celati da uno pseudonimo, costoro sono tutti realmente esistiti, così i numerosi comprimari: nobili e contadini, eroi di un mondo avviato a una inevitabile scomparsa".

Ma, al di là della pubblicazione postuma, la notizia vera è l'annuncio da parte di Caterina Zappia di una riscoperta. Ne rimango stupita. Prossimo oggetto di studi, valorizzazione e condivisione con il grande pubblico sarà "un giallo", scritto di proprio pugno dal professor Alessandro Marabotti Marabottini, già autore del romanzo Le tentazioni di Sant'Antonio, che si dipana nell'ambiente antiquariale romano. Focus dunque su "un delitto accademico che si svolge all'Università di Perugia." 
Poi, in un passaggio di consegne, discutendo con gentile e pungente ironia sugli autori di riferimento del docente e collezionista fiorentino, tra i quali Thomas Mann, prende la parola Vittorio Sgarbi. In un gioco di rimandi, si fa riferimento allo scrittore Federico De Roberto, autore siciliano di I Viceré, e al pittore ferrarese del '400 Ercole De Roberti, che Longhi accosta a Leonardo. De Roberto e De Roberti, da non confondere. Un po' come - sottolinea Sgarbi - Perugino e De Roberti ("purtroppo voi siete di Perugia"), Buster Keaton e Carlo Verdone. E rivendica la sua competenza in ambito contemporaneo (se mai ce ne fosse bisogno). Tra i nomi sento quello di Duca, pseudonimo di Alvaro Broccoletti. Se "Federico Zeri faceva finire la pittura con Cimabue", quando ero assistente volontaria, durante gli esami, sentii Caterina Zappia narrare come Marabottini facesse finire la pittura all' '800 e poco oltre. Fu studioso dei Macchiaioli. Essere "studioso dei Macchiaioli vuol dire essere letterato. La pittura è memoria, documento di qualcosa che si è vissuto, che si è odorato", specifica il critico d'arte.  Da consumato comunicatore, salta da una digressione per "addetti ai lavori" semplificata, al fumetto (Diabolik e Ginko), al cinema (la pittrice irlandese Anne Donnelly, madre di Margaret Mazzantini e suocera di Sergio Castellitto), al legame tra arte, vino e territorio (Castelbuono, Torgiano e malvasia), fino a piccole prese in giro su Perugia, per la quale usa l'aggettivo "internazionale", e sull'Umbria ("Lei lo ha mai incontrato un uuuummmmbbbbrrrroooo?!", gli chiese, con voce da basso e fare onomatopeico, Cicinelli - suppongo Aldo- "E infatti Marabottini stava a Firenze, per non stare chiuso!"). Il tutto condito e animato da considerazioni biografico-esistenziali, con ricordi e aneddoti su di sé e sulle persone sedute nella Sala delle Colonne. Persone che chiama per nome, guardando nella loro direzione, conoscendole - come non manca di sottolineare - da decenni. "Tutti presenti (o quasi, ndr) a commemorare l'amico perduto." 
Per Vittorio Sgarbi, è ancora lui a precisarlo, Alessandro Marabottini non era propriamente un amico, "parola troppo grande". "Era un uomo che aveva l'età di mia madre. A Roma l'ho conosciuto". Non era nemmeno un suo maestro. Nella storia della propria formazione, se tra i 'nonni' annovera Roberto Longhi, tra i 'padri' cita Francesco Arcangeli e Carlo Volpe. A lui però lo accomuna indubbiamente la passione per il collezionismo. Storici dell'arte, dunque, e collezionisti. Come Maurizio Marini. Come Vittorio Sgarbi stesso, che iniziò a collezionare negli anni '70 libri d'arte, narra, tra i quali persino uno firmato da Giovanni Magherini Graziani (Città di Castello), per passare poi alle opere d'arte. Quel tipo di storici dell'arte e collezionisti che "vivevano (e vivono, ndr) le opere come fossero atti erotici". Parola di Vittorio Sgarbi. 
La biblioteca di Alessandro Marabottini è stata da lui medesimo donata agli studiosi dell'Istituto di Storia dell'Arte. È proprio tra quei volumi che anch'io ho potuto formulare persino un'attribuzione a Julie Manet (lui aveva il diario tradotto in italiano da Journal. Julie Manet. 1893-1897. Le temps retrouvé). L'ho fatto comparando il quadro alle immagini del libro che, per caso, avevo notato tra gli scaffali dietro di me a Palazzo Manzoni. Quel quadro con parchettatura della sua Collezione dal titolo Donna in giardino che ho maneggiato con cura, rispetto, e persino amore, insieme agli altri cinque a me assegnati, usando una lente di ingrandimento per osservare meglio dettagli, stato di conservazione, dati ivi scritti, frammenti di carta rimasti ancora attaccati alla struttura lignea...in una parola, la materia!
Era, prosegue Sgarbi, "un uomo normale", nell'ambiente dell'arte. E spiega perché. "Lo andavo a trovare in piazza D'Azeglio. Persona gentile, che non conosceva odio, competizione, tensioni di chi deve vincere un concorso. Bella cosa. Studioso e bon vivant. Dotato di garbo. Non era storico dell'arte puro". Insegnò a Messina. Si occupò di "Simone De Magistris, Polidoro da Caravaggio, Giovanni da Milano...scelte sofisticate. Non minori, ma in penombra, in ombra. La vita di ricerca lo ha reso felice."
E arriva al libro, che confessa di aver letto non nella sua interezza ma a salti. Lo vede nella sua dimora intento alle sue cose come il Principe Giuseppe Tomasi di Lampedusa... "Mille e cinquecento pagine sopravvissute al pc. Con la carta è riuscita a salvarlo. Ci lascia i suoi incontri." Attraverso Vernon Lee, ad esempio, scopriamo l'ambiente anglo-fiorentino. "Un diario ricco di incontri e curiosità. Memorialismo della propria vita nella storia. Un romanzo storico. Una punteggiatura espressiva da scrittore. Nessuno ha descritto un terremoto come lui". Legge il passaggio relativo al terremoto di Messina, città in cui Marabottini ebbe la cattedra, così come Giovanni Pascoli. E poi fa riferimento, volume alla mano, con digressioni sulla cronaca (il crollo della campata ad Assisi ripreso prontamente da chi era lì, il funerale del Presidente emerito Giorgio Napolitano e il suo assopimento...), al dialogo con don Vincenzo, agli incontri tra Elisa e David e al volto da lui dato a santa Caterina d'Alessandria...un dono speciale...






Due cose, più di tutto il resto, hanno fatto battere il mio cuore
1) L'improvviso incrocio con la mia Professoressa, Caterina Zappia, prima di salire le scale. Non c'era ancora nessun altro, salvo chi camminava con lei, ed io mi stavo dirigendo verso la Sala delle Colonne. In notevole anticipo, contrariamente alle mie abitudini. Lei usciva per fare un salto a Palazzo Baldeschi al Corso (dove all'ingresso si può acquistare il volume Collemammole), per poter vedere la mostra Nero Perugino Burri e forse tornare, con gli occhi e con il cuore, in quel "pezzo" di casa del suo ProfessoreCi siamo abbracciate con spontaneità, come se il tempo non fosse passato e nulla intanto fosse accaduto. Davvero felice di rivederla, l'ho sentita. Non ho pensato ad altro che alle cose belle da lei ricevute in dono (meritato) e ai momenti altrettanto belli trascorsi accanto. E ho detto la verità: "Sono qui per lei". 
2) L'improvviso saluto del Sottosegretario, Vittorio Sgarbi. Avevo scattato già le foto mentre in molti gli si avvicinavano. Ho visto che si muoveva nella sala, prima di iniziare, ma poi l'ho perso di vista. Mi sono girata e mi era accanto. Ero seduta su una poltroncina laterale, la più esterna, in quarta fila. Non ho avuto neanche il tempo e la prontezza di alzarmi. Ho alzato però gli occhi e il viso. Lui era in piedi. L'ho guardato. Lui ha guardato me. Gli ho detto "Salve!" sorridendo. E lui ha risposto "Salve!" sorridendo, mentre sentivo la mia mano nella sua, tenuta per qualche attimo come si tiene la mano di una bambina. Una sensazione calda, bella e rassicurante. Non me l'aspettavo. Non lo conoscevo di persona. L'ho ascoltato tante volte in tv e on line, l'ho letto e citato nei miei scritti, ma non l'avevo mai incontrato. 



...e il Viaggio continua...de tout cœur ...
                       à la prochaine...

                                           E.B.B.

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