Casa-museo contadina, che senso ha oggi?

Umbria Experience. 

Casa-museo contadina, che senso ha oggi?

di Elisabetta Berliocchi Bistarelli 



Sarà perché l'arte contemporanea è il mio settore, sebbene sia partita dall'archeologia greco-romana, con recenti innesti di paleontologia... Sarà perché adoro la modernità, che trae slancio propulsivo dal passato, e l'attualità è il mio lavoro, "il mestiere del vento", e la mia prima intervista l'ho fatta alla ballerina coreografa americana Minsa Craig, moglie del maestro Alberto Burri... Sarà perché quando la campagna umbra mi soffoca, sebbene vi si respiri a pieni polmoni, torno dove tutto per me è cominciato, a Milano, città della moda, della fotografia e del design... Sarà perché studi e dottorato mi hanno portato oltre i confini, con sogni e aspettative intervallati da qualche realtà... Sarà perché sposo pienamente la linea degli Enti pubblici, quando puntano sulla modernità, l'altra anima  della regione, lasciando che il cuore verde d'Italia pulsi... Sarà perché adoro la commistione tra antiche strutture architettoniche e rivisitazioni, pensate al tavolo da disegno inclinabile e telescopico, capaci di trasformare persino dei casolari di campagna in ambite e high-tech B & B... Sarà perché sono cresciuta in Umbria, persino a Santa Maria degli Angeli in Assisi, a parte qualche parentesi nella città  della "Madunina" e nella città del Papa, "Roma Caput Mundi", e se Città di Castello era la città tanto amata dal mio papà e da chi ha contribuito, in un modo o nell'altro, a farla grande, ho scelto, come mia madre, Perugia quale mia città d'elezione, dove tornare e da dove ripartire...sì, città...Sarà perché preferisco la vita di città, anche e forse soprattutto quando la città è alle porte e mi ritempro nel verde apaisant...Sarà perché sono cresciuta nel "serpentone", in via Sicilia, agli ultimi piani di fronte alla stazione, e amo il "biscione"... 

Sarà perché lavoro e vivo a contatto con i più giovani, compreso il mio bambino, così vicini alla tecnologia da farmela amare, quando non esagerano, rendendomela familiare...tra playstation,  videogiochi, controller wireless dualsense, visori... Sarà perché sono stata sempre innamorata dei pionieri, a partire da mio padre, vocati a valorizzare l'esistente per il gusto di fare e di innovare, per un bene che, poiché riguarda il territorio e i suoi abitanti, è per sua stessa natura collettivo... però oggi io credo non si possa prescindere dall'avanguardia interattiva (soprattutto se si propone la storia come maestra di vita alle nuove generazioni) e da itinerari turistici immersivi che vanno ben oltre la sinestesia. Mai però dimenticare l'etica, la deontologia e i limiti. C'è un limite a tutto, come mi insegnava pure il prof. Francesco Di Pilla, a suo tempo pro rettore e illustre membro del Comitato di bioetica all'Unipg. Uomo integerrimo sotto la guida del quale preparai la tesi della mia prima laurea e pubblicai il mio primo articolo scientifico (Note sulla concezione dell'arte in Albert Camus).
Ma l'Umbria annaspa nelle acque apparentemente placide e circoscritte  del Trasimeno, quando la tradizione, l'ambiente rurale e le sue antiche regole (che non sempre coincidono con la legge), superstizioni ed esoterismo, che talvolta sfocia persino nel satanismo (basta leggere la cronaca e scavare nella memoria storica del territorio), la fanno da padrone. Da zona confort, terra di umili e semplici exempla virtutis, sereno rifugio ove gustare appieno le eccellenze eno-gastronomiche e il patrimonio artistico-ambientale, per chi fugge la competitività esasperata e la rapidità del vivere quotidiano, diventa pesante come un macigno e ti trascina giù (ne sa qualcosa un altro Francesco, che proveniva da un ambiente "altolocato", di professione faceva il medico e forse voleva cambiare vita), impedendoti di nuotare verso la vastità del mare... simbolica metafora di una sana libertà. Quel mare che in Umbria non c'è (siamo nell'entroterra!), sebbene vanti un museo-centro di ricerca malacologico ("ramo della zoologia che studia i molluschi", conchiglie e tartarughe, calamari, octopus o piovre inclusi, https://www.treccani.it/vocabolario/ricerca/malacologia/ ) in zona Garavelle, vicino all'uscita dalla E45 Città di Castello sud.

...da sinistra, Eugenio Donadoni, all'epoca coordinatore della sezione Cinema, Ferzan Ozpetek, che riceve il premio "Stella d'argento Mercedes" dalle mani di Damiano Damiani (regista della serie tv "La Piovra" e artista, come lui stesso mi spiegò mentre lo portai a visitare il centro storico su incarico del presidente Carlo Fuscagni). Sul palco del Parco Vitelli a Sant'Egidio, anche un dirigente della casa automobilistica sponsor, e Alessandra Chieli, modella tifernate, oggi giornalista...(foto Ballini)

...Quel mare della vita ove, nel 1995 approdò Damiano Damiani, regista della serie televisiva La Piovra, alias la mafia, (per rimanere in tema molluschi), special guest alla premiazione di quella che un tempo fu la sezione Cinema del Festival delle Nazioni, manifestazione di scena in questi giorni...Quel mare che, congiunto al cielo, dissolve ogni limite, permettendo lecitamente di lasciarsi alle spalle anacronistiche rivalità, improduttivi campanilismi, guerre fredde mai sopite, giochi di potere che poi giochi non sono mai, visto che incidono su una moltitudine di persone...Quel mare che è oggi digitale...internet, mare magnum on line. Se usato bene, con le dovute tutele e precauzioni, non è una rete in cui si cade, ma una finestra da cui si evade, superando confini e limiti murario-architettonici (le mura in Umbria sono onnipresenti e a Perugia ce ne sono addirittura tre, concentriche...etrusco-romana e medievale)
L'Italia è "un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori", si legge sulla sommità del "Colosseo quadrato" all'Eur, e proprio lì vicino da piccola abitavo. L'Umbria è un paese di santi e di capitani di ventura, di corti signorili e di operosi contadini (se risaliamo l'albero genealogico, prima o poi li troviamo in ogni famiglia, anche nelle più blasonate), di imprenditori, pescatori (di lago, di fiume, di diga) e operatori culturali, ma soprattutto è "la città del dialogo" ed è "la città dei giovani". Scuole di ogni ordine e grado, Università, Conservatorio, Accademia e persino Seminario di eccellenza...tutto concorre a fare della nostra piccola-grande regione ciò che è e che attrae tanti stranieriQui in visita turistica. Qui per motivi di studio. Qui per fede. Qui perché fuggono guerre, violenze e povertà. Qui perché nati in Italia. L' Umbria è g-local. Globale e locale, una provincia internazionale. International, come il Journalism Festival che ha eletto Perugia a propria location. Ecco perché quando si propone un Museo della Casa Contadina (ce ne sono vari sul territorio), ci si aspetta che venga fatto in un certo modo, tale da renderlo appetibile e fruibile nel XXI secolo, cosicché si possano trasmettere saperi, valori e, perché no, mestieri, alle nuove generazioni. Concretamente. Tanto più se vengono erogati cospicui finanziamenti pubblici. Come per l'appunto al Museo della Civiltà contadina di Cipolleto (Gubbio) (https://www.impararealmuseo.it/museo-della-civilta-contadina/), per il quale è stato predisposto, nel 2017, un finanziamento di 250 mila euro ( Gubbio: approvato il progetto definitivo per polo integrato tutela cultura contadina (trgmedia.it ) e che, si spera, possa divenire sempre più fruibile, avvalendosi magari del concorso tra pubblico e privato (a volte basta dare una chiave a chi, lì, ci sta sempre, la ristoratrice vincitrice di una gara d'appalto che propone piatti della tradizione umbra). Un voltarsi indietro, dunque, "setacciando" grano o camomilla per 'estrarre' ciò che di prezioso arriva dal mondo agreste. Senza nostalgiche prese di posizione che guardino ad un mitico passato edenico in cui la parola "rispetto" viene sbandierata a vessillo di un' "educazione" rimpianta, ma in realtà fondata spesso su metodi improntati alla violenza verbale e fisica, nelle case, nelle scuole, nei collegi. Questo talvolta senza il minimo rispetto verso i più deboli, donne e bambini, ma anche verso contadini sfruttati e maltrattati da possidenti locali. E ringraziamo Dio che oggi la legge e lo Stato tutelino in ogni modo, laddove buon senso, buon cuore e cultura falliscono. Cultura che, va detto, non è sempre garanzia di civiltà, legalità, progresso, così come, di contro, è stato oggetto di ridimensionamento il mito del "buon selvaggio" nella pedagogia di Jean-Jacques Rousseau. Dice bene il magistrato Simonetta Matone. Intervistata ai microfoni di Rai 3 (Le ragazze), ha dichiarato che, oltre l'orrore di fatti accaduti, letti nelle carte processuali (di solito invoca Dio per procedere nell'esercizio del proprio lavoro come si deve), ciò che le lascia un dolore sordo è constatare come le vittime non credano che lo Stato le possa aiutare. Ecco, direi che in questo anche a scuola stiamo facendo grandi passi avanti, lavorando di concerto. E che musica sia, maestro, tra Cittadinanza & Costituzione, o Educazione civica che dir si voglia, ormai trasversali!

Museo e Ristorante della civiltà contadina, Cipolleto di Gubbio

















































Fiera del bestiame di San Bartolomeo a Città di Castello (domenica 27 agosto 2023)

















...l'artista-artigiano del legno Achille Casacci...

Villa Cappelletti, Garavelle, polo museale-didattico a Città di Castello 









...no, non sono io, sapete chi è? ...una persona estremamente gentile che troverete ad accogliervi nel Polo museale di Villa Cappelletti a Città di Castello...ma mi raccomando, prima di uscire, chiedetele il nome...io non l' ho fatto...











...sì, è lui, un piccolo pipistrello...e pensate che ne abbia paura?! ...no di certo...dicono pure che sia utilissimo per debellare le zanzare...anche se si attacca ai capelli, se non avete un copricapo...


E qui due parole in più voglio spenderle. 

Fu il marchese Gioacchino Cappelletti, discendente di Giulietta Capuleti (sì, proprio lei protagonista insieme a Romeo Montecchi, loro malgrado, del tragico capolavoro shakespeariano ambientato a Verona), a donare alla Cassa di Risparmio di Città di Castello la sua bella dimora cinquecentesca (già appartenuta al cardinal Vitelli), gli annessi e la mirabile collezione di fermodellismo, a beneficio della comunità. Mirabile ma attualmente non ammirabile, visto che, purtroppo, non è ancora tornata alla fruizione pubblica, come da desiderata e lascito testamentario di quello che ne fu il nobile proprietario e benefattore. Uno spazio godibilissimo per grandi e piccini, visto che servirebbero pochi accorgimenti, ci informano, per rendere fruibile il piano nobile affrescato della Villa Cappelletti, oggi attrattiva turistica e polo didattico "monco". Forse non tutti sanno, inoltre, che proprio il marchese Gioacchino Cappelletti vendette il terreno di pertinenza della villa a mio padre, Luigi Berliocchi, pioniere del polo industriale tifernate (lo dico senza tema di smentita, certa del ricordo partecipe di molti), per lasciare che ivi venisse edificata la vicina Cartotecnica Tifernate S.p.A., detta sul territorio "la miniera", perché negli anni tutti o quasi ci sono passati, fosse anche solo per qualche lavoretto estivo... Ecco, in questo caso il connubio tra tradizione e innovazione ha funzionato!

Un'ultima cosa voglio aggiungere.

...Eppure, per sentire l'autentica anima contadina dell'Umbria, non c'è niente di più bello che lasciarsi stringere dall'abbraccio forte e tenero di una nonna, per chi ha la fortuna di averne, una di quelle nonne che noi eravamo abituati a guardare nei cartoni animati...la nonnina di Peter e Heidi. Perché se hai dei nonni che...ti fanno sperimentare tutti insieme la vendemmia con la carriola da bambino, che  aspettano l'arrivo della legna per l'inverno da vivere come un evento collettivo e straordinario (e infatti lo è!), che si prendono cura del pollaio, delle gabbie dei conigli, del campo di grano o di girasoli, perché è cosa bella e buona, che credono nella bontà e nella solidarietà del vicinato e, ricambiati, lo amano, che non possono quasi far a meno della cagnolina amorevole perché è una di famiglia e come tale va trattata, tanto più poiché porta il nome del pane, Briciola, e il suo pelo ne ha lo stesso colore, allora sì che potete star sicuri...siete davvero fortunati! Questa sì che è Umbria Experience!



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