Fare pace, guardandosi negli occhi e guardando nella stessa direzione anche se...la guerra, quella vera...non ce la siamo fatta mai!

Fare pace, 
guardandosi negli occhi 
e guardando nella stessa direzione,
anche se... la guerra, quella vera... 
non ce la siamo fatta mai!

di Elisabetta Berliocchi Bistarelli



 "Ciao, come stai?...Ciao è una parola bellissima. Quando ce la scambiamo ci diciamo anche: ti ri-conosco, so che ci sei, ti rispetto. Se poi ci salutiamo guardandoci negli occhi, ci diciamo anche qualcosa di più profondo e più bello: ti ri-conosco per quello che sei e ti voglio bene... Gli occhi sono dei fari che illuminano tutto quello che vedono e uno sguardo può dire più di tutte le parole...Se non mi saluti, mi ignori, mi escludi e mi fai male...Anche un saluto mancato può scatenare una guerra...Un saluto non è solo un gesto di cortesia o un segno di buona educazione, ma un gesto di pace...". 
È questo il primo nel Quaderno degli esercizi di pace del Programma Nazionale di Educazione Civica e di cura delle giovani generazioni denominato Per-la-pace. Con-la-cura (anno scolastico 2022-2023). 
In realtà, salutare può essere un gesto, nel corso di una guerra, eroico. Ci sono ambienti, piccoli e grandi, di studio e di lavoro, in cui talvolta semplicemente stare accanto a qualcuno, che è un bersaglio, reca in sé conseguenze pesanti. Si pensi al mobbing o al bossing. Ecco allora che salutare e farsi prossimo, vicino a chi è escluso, vessato o additato, diventa un gesto di autentico amore verso gli altri, un segno che lascia il segno, un seme che diventa pianta, dà frutto e ritorna seme capace di generare nuova vita. 
A parole siamo tutti bravi, poi contano i fatti. E nella pratica non è vero ciò che leggo a pag.10 della rivista «San Francesco» (SCRIVIAMO UN FUTURO INSIEME, n.1, gennaio 2023). Spesso non accade. Non verso tutti. Quante volte abbiamo sentito la frase "dobbiamo investire sui giovani"?! "Ma cosa significa investire sui giovani?" Già, cosa significa...Riporto le parole di Flavio Lotti, coordinatore della Marcia PerugiAssisi, scritte nell'articolo È tempo di voltare pagina!

"Prima di tutto vuol dire 'stimarli', riconoscerli e rispettarli come 'persone di valore'. Smettiamola di indugiare con visioni catastrofiche. I problemi che li affliggono sono lo specchio delle 'nostre' e non delle 'loro' colpe. Facciamo in modo che nessuna ragazza o ragazzo si possa sentire irrilevante, inutile, inadeguato o scartato. (Non facciamoli sentire inadeguati, spegnendo la luce che è in loro, ndr.)
Secondo. Per decenni gli abbiamo dato tutto quello che abbiamo trovato sul mercato. Ora è tempo di dargli un po' d'ascolto. Dedichiamogli del tempo e impariamo ad ascoltarli, anche quando dicono cose che che non ci convincono. Non dobbiamo aver paura se sbagliano o vanno controcorrente. Solo i morti si lasciano trascinare dalla corrente: i vivi vanno controcorrente. (Non uccidiamoli, e si può uccidere in tanti modi, basta solo una parola, ndr.)
Terzo. Diamo spazio ai giovani, nelle nostre giornate e nella società. Mettiamoli nella condizione di esprimere il proprio valore. Invitiamoli e fare i conti con il presente e a lavorare con il futuro. Aiutiamoli a capire, a sentire, a far propria e sperimentare la realtà che sta cambiando. Diamogli la possibilità di agire in prima persona, di sentirsi parte di un cambiamento possibile portando un proprio contributo riconoscibile. Perché come dice Jovanotti 'se lo senti, lo sai' ". (Non mettiamoli in un angolo, soffocando il loro spirito e umiliandoli, ndr.)
Diciamo ai giovani e ai nostri figli che siamo all'inizio di una nuova storia e non alla sua fine. Smettiamo di riversare su di loro le nostre frustrazioni. Per quanto presente e futuro ci appaiano carichi di incertezze e pericoli, non abbiamo nessun diritto di spegnere la loro voglia di vivere e costruirsi un futuro. Non schiacciamoli con la nostra sfiducia e le nostre amarezze. (Trasmettiamogli il nostro sorriso, la luce, l'ottimismo, la voglia di fare e il coraggio, nonostante ostacoli, ostruzionismi e guerre, ndr.)
E soprattutto, diciamo loro che non sono soli e che non devono pensare solo a sé stessi. Facciamoli sentire parte di una comunità che si prendere cura di loro, facciamogli capire che oltre alla loro famiglia c'è una famiglia più grande di cui siamo parte e che dobbiamo curare tutti insieme" (Che non siano però 'metodo' e 'cura' al modo delle mafie o di qualsiasi "conventicola di raccomandati" pronti a difendere il proprio 'territorio' con ogni mezzo, fino a ferire bambini e ragazzini, ndr.)
E il coordinatore della Marcia PerugiAssisi conclude le due sezioni dell'articolo con due appelli che presuppongono una risposta.
1) "La sfida è speciale: non si tratta di spendere altre parole sulla pace ma di offrire alle giovani generazioni l'opportunità concreta di imparare a 'fare la pace' nel piccolo e nel grande. Non serviranno prediche o lezioni ma esperienze ed esercizi. Non basterà la scuola. Servirà la collaborazione di tutti gli innamorati della vita, della pace e del futuro. Non mancare."
E noi innamorati della vita, della pace e del futuro non mancheremo!!!
2) "Vi incoraggio a sognare in grande, come Giovanni XXIII e Martin Luther King [...]. Il poeta Borges termina, o meglio, non termina una sua poesia con queste parole: «Ringraziare voglio...per Whitman e Francesco d'Assisi che scrisse già questa poesia, per il fatto che questa poesia è inesauribile e si confonde con la somma delle creature e non arriverà mai all'ultimo verso e cambia secondo gli uomini». Che anche voi, ragazzi e ragazze, possiate accogliere l'invito del poeta di continuare la sua poesia, aggiungendo ciascuno ciò per cui vuole ringraziare, quello che vuole. Che ognuno di voi possa diventare 'poeta della pace'! "
E noi che "grazie" lo abbiamo detto, anche con il silenzio, e che questa "poesia" ce la siamo passata di mano in mano, arricchendola ogni volta di una stilla della nostra linfa vitale, "poeti della pace" lo siamo diventati, perché la "guerra", quella vera, noi non ce la siamo fatta mai!



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