"L'umiliazione, l'umiltà e il merito", " il bastone e la carotina", "il miele e l'aceto" ...'Correzione', a scuola e in famiglia anche le parole hanno un peso

"L'umiliazione, l'umiltà e il merito", 
il bastone e la carotina", "il miele e l'aceto"...
'Correzione', a scuola e in famiglia 
anche le parole hanno un peso





di Elisabetta Berliocchi Bistarelli

 
L'abbraccio, quasi sempre, è la miglior risposta


N.B. il termine "poveri" per Gesù
non è da intendersi solo in senso materiale,
ha un significato ben più ampio
        
Lo riconoscete? E' lo stesso bambino. Non sembra, vero?! Eppure lo è. Non esistono bambini cattivi. Esistono bambini "arrabbiati". E quando questo accade, la colpa è degli adulti, comunque. Pure quando a commetterle, certe cose, sono i più piccoli, che come "pappagalli" ripetono ciò che ascoltano o subiscono, che come "spugne" assorbono ciò che l'ambiente intorno a loro offre. E' difficile, a volte, abbracciare un bambino "arrabbiato". Si deve mettere in conto la possibilità di venire da loro aggrediti, verbalmente e fisicamente. Ma quando riesci a superare quel muro, un profluvio di tenerezza e dolcezza t'invade, t'inonda. E' il loro viscerale bisogno d'amore. E di pace. Pace che per molti non è scontata, che siano guerre in famiglia, tra famiglie e cosche, fazioni, territori o Stati. Capita di sentire il loro "urlo" che, come quello di Munch, arriva dal profondo. Non è il capriccio del momento. Non è una "sfuriata". E' il dolore dell'anima che grida forte e non sa trovare parole che non siano invettive, persino turpiloqui. Quando un bambino, piegato a terra, urla il dolore del mondo, allora il mondo dovrebbe fermarsi, e abbracciarlo. Eppure, non si ferma, non lo abbraccia. 
Ecco dunque che, quando sento la parola "umiliazione", vicino alla parola "educazione", trasecolo. Di più, inorridisco, pensando a quell'urlo disperato che viene schiacciato, annientato dall'urlo disumano di un adulto, magari celato dietro toni pacati, che di pacato hanno solo l'apparenza, e dietro buone intenzioni, delle quali, come si suol dire, è lastricato l'inferno. 
C'è un'altra frase che detesto: "adesso ti do una lezione io!", oppure "questo ha bisogno di una vera lezione, tanto sarà la vita a impartirgliela". Che ego smisurato, quanta protervia e durezza di cuore in una frase. Ci si sostituisce a Dio. Ma l'umiltà che tanto viene sbandierata da chi, con la violenza e senza dare l'esempio, vuole insegnarla, è spesso puro e semplice desiderio di dominare e sottomettere l'altro, umiliandolo. Capita pure tra gli adulti. Esiste la violenza verbale. Forse l'ho fatto anch'io. A volte siamo ciechi. Altre no. Ho visto con le braccia serrate, conserte, uomini grandi e soli, messi all'angolo, persino seduti su un trono, che avrei voluto abbracciare senza poterlo fare.
"Si colgono più mosche con un cucchiaio di miele che con un barile d'aceto", soleva ripetere San Giovanni Bosco, citando il suo maestro San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e degli operatori della comunicazione. E comunicatori lo sono pure i docenti, giorno dopo giorno, tra i banchi di scuola.
La tentazione di dare uno schiaffo ai propri figli o mettere una nota sul registro ai propri alunni (che per me sono equiparabili) arriva. Questo non è frutto della volontà di umiliare, ma nasce dal desiderio di voler far comprendere all'interessato che quel comportamento è inaccettabile. E' però l' extrema ratio, dopo dialogo, ammonimenti, riflessioni insieme, "pillole" di educazione civica, toni e messaggi inequivocabili...Niente a che vedere con la teoria popolare del "bastone e della carotina", che vede l'alternarsi di maniere forti, quando non violente, a premi per i risultati raggiunti, di solito tangibili, persino commestibili, come facevano e forse fanno gli allevatori di bestiame. E ho detto tutto. Niente a che vedere con l'umiliazione, di solito pubblica, che vuole essere educativa e non lo è mai. Mai. Se c'è umiliazione, quando poi eretta a sistema, non c'è educazione. Non è una questione di politica, ma di buon senso. E di civiltà. La clava, per fortuna, l'abbiamo lasciata nelle grotte!
Il merito va premiato, questo sì, perché è frutto di sacrificio, impegno, dedizione, anche allo studio. Senza però per questo puntare il dito contro chi sbaglia e ha bisogno, semplicemente, che gli si tenda una mano.
Chiudo ispirata dalle parole ascoltate in questi tempi, che spesso si traducono in fatti, come pietre lanciate verso chi non sa o non può difendersi. Nelle "case di correzione" ci manderei certi adulti, ma ce li manderei davvero!!! Se poi a doverci andare sarò io, eccomi! E che giustizia sia!

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