Il "Cuore puro" di un 'mostro' ...sacro, ça va sans dire..."La paranza dei bambini" e il 'Michelangelo del fumetto'

Il "Cuore puro" di un 'mostro' ... sacro, ça va sans dire (va da sé, inutile dire)..."La paranza dei bambini" e il 'Michelangelo del fumetto'
 
di Elisabetta Berliocchi Bistarelli



Roberto Saviano mentre racconta, solo sul palco, il Maxi Processo,
al Teatro Morlacchi di Perugia il 9 aprile 2022, attraverso microfono, video e foto.
Alle sue spalle, l'Aula bunker dell'Ucciardone, fatta costruire per l'occasione e oggi,
il 12 novembre, intitolata ai giudici Falcone e Borsellino, nel corso di una cerimonia
alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Ci sono pagine che sanguinano. Quelle di Roberto Saviano, ad esempio. Pagine scritte sulla pelle, come nell'antichità più remota, alle origini della scrittura. Ma la pelle è la sua, quella di un uomo, quella di tutte le persone vittime delle mafie. Quando scrissi di Albert Camusall'Università,  ammirandone "le service de la verité et celui de la liberté" (il servizio alla verità e quello alla libertà), non immaginavo che avrei incontrato il suo alter ego. Quasi, perché ognuno ha la sua storia, e la sua ferita. Ferita messa a nudo, nel caso di Roberto Saviano, da lui stesso, costretto dagli eventi e dalla propria volontà di "artiste engagé" (tradurre con "artista impegnato" è riduttivo, ndr). "Artiste engagé" che rifiuta la vuota erudizione o il vano "bavardage académique" (chiacchierare accademico). "Artiste engagé" che prende la parola per chi non può farlo. "Artiste engagé" che decide di dire il suo "sì". Perché? ...perché non può fare a meno, costi quel che costi, di "remplir son rôle d'homme" (fare la propria parte come uomo). Dice "sì" a cosa?  Non a una, ma a due cose: "le refus de mentir sur ce que l' on sait et la résistance à l'oppression" (il rifiuto di mentire su ciò che si sa e la resistenza all'oppressione) divengono per lui, che si professa ateo, i due volti della stella che lo guida, in questa lotta che è la vita, dalla quale non possiamo tirarci indietro. Un "engagement", però, dichiara Albert Camus, che non sia arte al servizio di una politica. Difficile cammino, disseminato di insidie, di ineludibili contraddizioni, scrivevo nel 1997 sotto la supervisione del prof. Francesco Di Pilla, soprattutto per chi come Camus crede che la patria ideale di un artista degno di questo nome non possa essere né una "tour d'ivoire", né "l'arène politique" (ogni riferimento a persone e cose è puramente casuale, vista la data di pubblicazione: non la Torre Shh, in legno, a Villa Spinola, un tempo dimora del cardinale Ugo Pietro a Torgiano, né l' Arena Listone Giordano a Milano, erede di ... La piuma d'oca,  due milieux bouillonnants frequentati da artisti, letterati, giornalisti, musicisti, progettisti ..., due opere firmate dall'architetto e designer Michele De Lucchi, autore delle Earth Stations, ndr). Due sono i pericoli ai quali un artista sarebbe esposto per prolungata permanenza in una 'torre d'avorio' o nell' 'arena politica', secondo il premio Nobel francese d'origine algerina, rispettivamente l'irrealtà e la sterilità. 


Irrealtà e sterilità di uno scrittore, due termini di certo non applicabili alle parole di Roberto Saviano, che a volte commette l'errore opposto, forse anche perché nelle sue vene scorre sangue partenopeo. Quello di lasciarsi prendere dalla veemenza del suo sentire, dal suo cuore che strappa dalla gabbia toracica per mostrarlo a chi lo legge, a chi lo ascolta, a chi lo vede. Già, a chi lo vede...
Da un'illustrazione di Asaf Hanuka
E così, urla il suo grido, che solo suo non è. Lui ha una grande fortuna, quella di non essere solo, sebbene sotto scorta e chiuso in una vita semi-blindata. Altri soffocano, muoiono dentro, uccisi dal proprio grido inascoltato. Soli. In un abisso, profondamente soli. E parla, parla per chi soffre e muore senza un perché plausibile...come nel caso dei migranti, spesso bambini e neonati. E a volte esagera, come capita a tutti quando ci si lascia prendere dalle emozioni e dai propri convincimenti, dal fervore e dal sogno, dall'illusione di poter fare la differenza. Sogno che nel suo caso illusione non è e diviene realtà. Roberto Saviano la differenza l'ha fatta e la fa, facendosi prossimo. Mi chiedo perché lui sì, sul banco degli imputati, e altri, che abitualmente non pesano le parole, no. O forse le pesano troppo, facendone armi che non lasciano traccia, 'parlare senza parlare', quindi non perseguibili. Quasi. La condanna a chi lo aveva minacciato tra le righe in tribunale (il boss dei Casalesi, Francesco Bidognetti, per bocca del suo difensore, l'avvocato Michele Santonastaso), sebbene dopo 13 anni, è arrivata. 
Da un'altra illustrazione di Asaf Hanuka
Il 15 novembre (poi rimandato al 12 dicembre), invece, ha luogo il processo contro di lui, contro le parole pronunciate, nel corso della trasmissione televisiva Piazza Pulita, da un giornalista e scrittore. Parole certamente non tenere, non gentili verso Giorgia Meloni e Matteo Salvini, anche questo va detto, all'epoca all'opposizione, oggi rispettivamente Presidente del Consiglio dei Ministri e vice Presidente. E tra i nomi eccellenti ci si dimentica a volte il terzo, il Ministro della cultura Sangiuliano. Ma il processo è già in atto da un po', e in alcuni casi è una gogna mediatica. Per fortuna mediatica c'è anche la scorta. Sì, esiste la "scorta mediatica", oltre quella che lo accompagna sempre per proteggerlo fisicamente. Di sicuro lui non si fa mettere all' angolo tanto facilmente, non è facile però resistere umanamente a tutto ciò che piove addosso e mantenere l'aplomb inglese quando hai per anni attaccata alle calcagna (il famoso tallone di Achille) la mafia, che condanna in tribunali che non sono quelli dello Stato, che non perdona e non fa sconti, che non concede grazia e non ha pietà per nessuno, nemmeno per i bambini, pur di perseguire i propri fini che nobili non sono.

...Mi sono permessa di aggiungere a matita una piccola linea verticale...Sì, quella ruga che non l'età ma la durezza della quotidianità regala...quasi fosse un tangibile segno luminoso, come il kintsugi, della ferita che ci portiamo dentro...

E per chi, quando chiude la graphic-novel disegnata da Asaf Hanuka urla, grida "Maledetti bastardi, sono ancora vivo!"...per chi quasi sommerso da un pianto che non vuole far fuoriuscire per paura, in questo caso sì, paura che le lacrime sommergano tutto il resto ... ecco che allora, in un'esistenza quotidiana "ferita" in cui tutto è lotta, tutto è controllato e programmato nel minimo dettaglio, "l'uscita infelice" può capitare, forse quando nemmeno lui se l'aspetta. 
Sono sempre stata contro l'hate speech. Anche a scuola ho "suonato" usando questo tasto. Il suo parlare però è davvero contro le persone o è contro un agire che si reputa lesivo della dignità umana, e quindi rientra nella libertà di opinione e di espressione? dove finisce il diritto di critica e inizia il dovere di autocensura del linguaggio? Sì, proprio il famoso "freno alla lingua". Ai giudici e ai posteri, visto che lui è entrato nella storia a soli 26 anni, l'ardua sentenza.


Intanto godiamoci i suoi libri, e il suo "Cuore puro" che verrà a presentare in Umbria. 
La sera del 7 dicembre 2022, infatti, al Teatro Mancinelli di Orvieto, tornerà con la sua nuova fatica editoriale. Senza dimenticare, domenica 13 novembre, un salto a Milano, alla libreria Feltrinelli in piazza Duomo. Lui, "Ercolino", come lo chiamavano a scuola, che di 'fatiche' se ne intende, affronterà pure questa prova. E speriamo che i suoi ammiratori non debbano portargli per tre anni le arance in carcere, questo rischia se viene dichiarato colpevole. Se accadesse, in molti lo accoglierebbero a braccia aperte, visto che si è speso così tanto affinché ci fossero condizioni più umane e degne del nostro Paese negli istituti penitenziari il cui scopo è riabilitare. Altri invece, ovviamente, festeggerebbero, pure dietro le sbarre. E che dire di quell' Aula bunker dell'Ucciardone, costruita in pochi mesi a Palermo per il Maxi Processo del quale Roberto Saviano ha parlato dal palcoscenico del teatro Morlacchi di Perugia, mostrando video e immagini?! Quell'Aula dal 12 novembre 2022 è intitolata ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nel corso di una cerimonia alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ciò che ha detto il Presidente della Corte d'Appello di Palermo, Matteo Frasca, è in parte ciò che Roberto Saviano ribadisce spesso: "La lotta alla mafia deve essere sempre al centro dell'agenda politica del Governo e del Parlamento, della magistratura e della società civile (lo è?, ndr). È necessario che ciascuno senza compromessi scelga da che parte stare con i fatti". 


Compito, dovere, missione dell'artista è vivere in continua tensione, "déchirement perpétuellement renouvelé" (strazio continuamente rinnovato), in un pericoloso ma necessario, "aller-retour perpétuel", "entre la beauté et la douleur, l'amour des hommes et la folie de la création, la solitude insupportable et la foule harassante, le refus et le consentement. Il chemine entre deux abîmes, qui sont la frivolité et la propagande" (andata e ritorno tra la bellezza e il dolore, l'amore per gli uomini e la follia della creazione, la solitudine insopportabile e la folla spossante, il rifiuto e il consenso. Cammina tra due abissi, che sono la frivolezza e la propaganda). Egli non può ignorare i drammi del suo tempo e deve prendere posizione ogni volta che è necessario, con coraggio, senza paura. Ma deve anche salvaguardarsi e mantenere, di tanto in tanto "une certaine distance à l'égard de notre histoire - Le Pari de notre génération)" (una certa distanza riguardo la nostra storia - La scommessa della nostra generazione), per poter analizzare, comunicare, dar forma ai problemi contemporanei. "Un grand artiste" (grande artista) è prima di tutto "un grand vivant" (grande vivente) e "vivre ici c'est aussi bien éprouver que réfléchir" (vivere qui è al contempo provare su di sé e riflettere). (E.B.B., Note sulla concezione dell'arte in Albert Camus, dagli Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Perugia, vol.XXXV, nuova serie XXI, 1997-1998, Studi linguistico-letterari)


Eravamo in fila al firmacopie, al Lucca Comics & Games, e qualcuno poco più avanti di noi ha chiesto di fare la foto a tre, con Tanino Liberatore, "il Michelangelo del fumetto", soprannome datogli dal musicista compositore Frank Zappa, "e con il mostro", sacro presumo volesse dire indicando Roberto Saviano. Una data significativa il 1 novembre, notte in cui si continua a celebrare "Halloween", giorno in realtà dedicato alla "Festa della Luce", Ognissanti per chi crede. Fare luce è anche uno dei refrain, dei "mantra" di ogni giornalista, e Roberto Saviano, più agevolmente attraverso il fumetto, ha scelto di illuminare le "periferie" del suo territorio, dal punto di vista geografico, sociale, culturale, comportamentale, morale e spirituale, in quelle zone dove molti mafiosi si professano credenti, portano la catenina con il crocifisso, tengono accanto a loro le immagini dei santi, usano simboli e rituali, e scaricano il mitra.


Ogni territorio ha le proprie declinazioni, le proprie regole non scritte, i propri "tribunali" senza magistrati, il proprio linguaggio da interpretare e decodificare, decriptare. E i bambini? cosa succede a bambini, ragazzi e ragazzini? che futuro li aspetta in un territorio in cui tutto o quasi, molto, è deciso da altri (altri rispetto allo Stato, alla democrazia, alla legalità)? cosa può offrire loro un territorio in cui non c'è lavoro ed essere reclutato dalle mafie pare un colpo di fortuna, come quello però di Jack Dawson sul Titanic...? cosa fa chi non ha la possibilità di trovare, affermare, esprimere i propri talenti (ogni persona ne ha), di manifestare la propria opinione, pure fuori dal coro se lo si reputa giusto, tutelata peraltro dalla Costituzione? e che dire di quei territori dove ci sono possibilità e risorse, ma tutto è stabilito, senza che ci possano essere per tutti effettivi sbocchi lavorativi? cosa può offrire un territorio in cui eroico diventa scegliere da che parte stare, quando magari, invece, si vorrebbe vivere, studiare, lavorare in tutta tranquillità, senza dover avere a che fare con la malavita, curandosi onestamente del proprio lavoro, della propria famiglia, dei propri affetti? 


A volte però qualcuno decide di dire il suo "no!". Proprio come Roberto Saviano. Quasi. Ogni "no" è simile e diverso al contempo, ed ha un prezzo da pagare più o meno alto, sebbene garantisca la propria libertà, che spesso è libertà di coscienza. Ed è uno dei personaggi di Le storie della paranza quel qualcuno che decide di dire il suo "no". Un "no" raccontato da Roberto Saviano, anche al teatro del Giglio di Lucca. Sono "no" che sembrano senza importanza e invece creano, inaspettatamente, cerchi nell'acqua, quasi fossero sassi lanciati nello stagno, in un lago o in un fiume. Accadde così con il Muro di Berlino che, proprio nel novembre di 33 anni fa, iniziò a sgretolarsi per una passeggiata, simbolicamente...la passeggiata e il "no" di un giovane che saltò dall'altra parte e dei giovani che, pur impugnando le armi, non spararono.




P.S. ...ogni volta che un uomo...ogni volta che un bimbo... soffre, urla, grida, soffoca...viene ferito, oltraggiato, deriso, ucciso... ogni volta è il Sacro Cuore di Gesù che sanguina, piange, arde, splende

Sacro Cuore di Gesù, chiesa del Gesù, Roma, 1760. Dipinto devozionale eseguito da Pompeo Batoni (Lucca 1708-Roma 1787), noto ritrattista del Grand Tour



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