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A SCUOLA dal PROCURATORE #FAUSTOCARDELLA, GARANTE di ATENEO. CULTURA DELLA LEGALITA' in UMBRIA

CULTURA DELLA LEGALITA' in UMBRIA. 
A SCUOLA dal PROCURATORE FAUSTO CARDELLA, 
GARANTE di ATENEO 
Le grandi inchieste antimafia, la lunga carriera, i corsi dell'Ordine            dei giornalisti, la Fondazione contro l'usura...
il Magistrato oggi riceve in Rettorato Unipg.

di Elisabetta Berliocchi Bistarelli





Nota. Questo articolo si divide in due parti, quasi come fosse una lezione per gli studenti di chi non ha mai smesso di essere e sentirsi giornalista e porta con sé il proprio bagaglio di esperienze personali: 
1) ELEMENTI INTRODUTTIVI sui temi cardine; 
2) INTERVISTA AL MAGISTRATO.

Ci sono cose che non si dimenticano. Penso. Quando qualcuno ti stringe il collo, lo stringe a chi ami, in senso fisico o figurato, che sia un usuraio, un uomo in preda alla violenza, un sistema mafioso che soffoca chi non vuole stare alle sue regole. 
"Strozzini" li chiamano, e l'etimologia a volte racconta la storia, l'attualità e il territorio. Sul vocabolario Treccani, ad vocem, si legge: "sostantivo maschile (femminile -a) [derivato di strozzare]. Chi presta denaro a interesse eccessivo approfittando dello stato di necessità in cui si trova chi lo chiede: uno strozzino senza scrupolicadere in mano degli strozzini (è sinonimo, più popolare, espressivo e spregiativo, di usuraio)". E il Covid, agli strozzini, ha dato di certo una mano, anche due.
Il mio primo articolo, con un'intervista a Minsa Craig, ballerina e coreografa americana, moglie del maestro Alberto Burri, uscì il 23 marzo 1996 sul settimanale Umbria Sette Giorni. Quel pezzo racconta la bellezza, ma la copertina di quel numero (anno I, n. 4) testimonia il dolore. Foto e titolo d'apertura rosso sangue parlano da soli, senza bisogno di commenti. No, i giornali non sono carta straccia, o peggio, perché descrivono un territorio, denunciano abusi, danno voce a chi non ha voce, o non l' ha più. E lo fanno stando a metà, come scrive Albert Camus, oscillando "entre la Beauté et la Douleur".
Nello stesso anno, il 1996, nasceva la FONDAZIONE UMBRA CONTRO L'USURA (https://www.antiusuraumbria.it/), oggi presieduta dal Procuratore (il titolo non scade, si resta sempre tali, ndr) Fausto Cardella. Prima di incontrarlo ci siamo un po' documentati.  "La Fondazione umbra contro l’usura O.N.L.U.S. (organizzazione non lavorativa di utilità sociale)", si legge on line, "fu costituita il 30 gennaio 1996 in Perugia allo scopo di soccorrere e prestare assistenza, anche legale, alle vittime dell’usura e a coloro che, per le particolari condizioni in cui versano, possono cadere nella rete dell’usura, nonché di porre in essere ogni iniziativa idonea alla prevenzione di tale infame fenomeno, cercando al tempo di promuovere la cultura della legalità."
Sul sito, attraverso bullet points, si forniscono chiarimenti più dettagliati in merito ai servizi, in alcuni casi vitali, offerti ai cittadini.

LO SCOPO. "La fondazione svolge la sua attività nel campo della sicurezza sociale e della tutela dei diritti civili, ponendo in essere un’iniziativa idonea nell’ambito della lotta contro il fenomeno dell’usura e della prevenzione dello stesso, anche allo scopo di concorrere a promuovere la cultura della legalità. La fondazione, in particolare presta idonee garanzie per agevolare l’accesso al credito, assicura la tutela, l’informazione, la formazione e l’assistenza finanziaria, legale e morale a favore di: - vittime di usura che si siano rivolte all’autorità giudiziaria nei termini e con le modalità previste dal decreto del presidente della Repubblica numero 51 del 1997, dal presente statuto e dalle norme regolamentari adottate della fondazione; - soggetti meritevoli secondo i criteri definiti dallo statuto, che si trovano in situazioni a rischio di usura in quanto incontrano difficoltà nell’accesso al credito.”

               "COSA FA (MAI CHIEDENDO PAGAMENTO ANCHE SOTTO FORMA DI CONTRIBUTO)

PORTA SOSTEGNO E AIUTO alle persone che versano in condizioni economicamente precarie perché vittime riconosciute, in procedimenti penali in corso o definiti, del reato di usura;
ASCOLTA E SUPPORTA, fornendo fideiussione, le richieste di persone e famiglie che, per le loro condizioni economiche, sono a concreto rischio di cadere nella rete dell’ usura perché, non avendo idonee garanzie, non hanno possibilità di accedere al credito bancario;
VALUTA, attraverso un comitato composto da esperti e da rappresentanti dei soci, le singole posizioni indicando al consiglio direttivo quali siano le deliberazioni migliori da attuarsi;
RILASCIA garanzie alle banche convenzionate per la concessione di finanziamenti a soggetti a rischio di usura con le modalità previste dall’articolo 15 della legge 7 marzo 1996 n. 108;
FORNISCE tutoraggio legale gratuito, a mezzo di propri esperti, allo scopo di dare aiuto alle persone nelle condizioni di cui ai punti 1 e  2 per risolvere le loro problematiche, anche giudiziarie;
PROMUOVE la cultura della legalità anche a mezzo di attività di carattere educativo e informativo;
RIVOLGE la propria opera a tutti i cittadini residenti nella regione dell’Umbria" 
 
"COSA NON FA.

NON dà sussidi;
NON EROGA direttamente prestiti, ma fornisce agli istituti di credito convenzionati le garanzie necessarie per poter accedere, a condizioni di favore, al credito ordinario che deve essere utilizzato per il pagamento delle passività pregresse e che, senza la garanzia della Fondazione, sarebbe negato;
NON INTERVIENE per risolvere una singola esposizione, poiché l’intervento deve essere totalmente risolutivo delle problematiche economiche del soggetto che si è rivolto alla Fondazione;
NON CHIEDE MAI commissioni o rimborsi spese di alcun genere, poiché gli interventi sono a titolo completamente gratuito;
NON è una struttura burocratica, ma è una realtà che vive dell’impegno e del lavoro di volontari, che hanno specifiche competenze professionali, mai retribuiti in alcun modo."
Presidente della Fondazione Umbra Contro l'Usura O.N.L.U.S.(organizzazione non lavorativa di utilità sociale), FAUSTO CARDELLA, ma anche Presidente degli Uffici Procedimenti Disciplinari (area Comparto e Dirigenza) dell’ Azienda Ospedaliera di Perugia (un organismo strategico, a carattere collegiale, atto a monitorare il rispetto del codice comportamentale del personale dipendente nell’ottica del buon andamento della Pubblica Amministrazione, secondo i principi della legalità, dell’imparzialità e della trasparenza) e GARANTE DI ATENEO all'UNIPG,  riconfermato e fresco di nomina (18-11-2022: https://www.unipg.it/ateneo/organizzazione/organi-consultivi-e-di-garanzia/garante-di-ateneo) Il Garante ha fatto parte del Tavolo Tecnico per la redazione del Codice Etico e di Comportamento dell'Università degli Studi di Perugia e della commissione per la realizzazione di un corso post laurea in tema di legalità.
Tutti ricorderanno il suo apporto fondamentale nell'assicurare alla giustizia i colpevoli, gli autori della strage di Capaci. Quando nel 1992 l'hanno chiamato all'improvviso da Perugia a Caltanissetta, ha detto sì. Non si è tirato indietro. Da ascoltare on line la significativa introduzione e il suo intervento, pochi mesi fa, sul tema: 23 maggio 1992-23 maggio 2022. Dentro i segreti della strage di Capaci (video completo: https://www.youtube.com/watch?v=2Kl3tO7mW9s ) tenutosi al Collegio Fratelli Cairoli, collegio universitario di merito pubblico maschile fondato nel 1948 e situato nel centro storico di Pavia  ( https://www.collegiocairoli.it/it/ ). 
In questi giorni, in cui il rosso torna ancora una volta a invadere strade, monumenti e panchine nella Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, rammento le sue considerazioni sul Codice Rosso, legge n.69/2019, con misure del c.d. Codice antimafiain occasione di un convegno (Sala Partecipazione di Palazzo Cesaroni, Perugia, 25 novembre 2019) dal titolo eloquente: Inclusione. Contro la violenza per la valorizzazione delle differenze. Nel linguaggio, nei gesti, nella tutela, nella cultura. La responsabilità sociale dell'informazione. IL MANIFESTO DI VENEZIA. Ecco, per me e per altri giornalisti presenti, era un Corso di Formazione continua (come quello più recente, del 17 novembre 2022, nella Sala conferenze del Barton Park: Cronaca nera e giudiziaria: deontologia e normativa per il corretto esercizio del diritto/dovere di informare, relatori il magistrato Fausto Cardella e il giornalista Michele Partipilo) . Di più. Lì accanto, nella Sala Multimediale, si teneva in contemporanea il Laboratorio sul linguaggio di genere al quale partecipavano, guarda il caso, proprio le mie alunne di francese di una classe del Liceo Linguistico e delle Scienze umane "Assunta Pieralli", dove insegnavo l'anno precedente. Sotto la guida di Sonia Montegiove e di Silvia Santilli, dovevano ideare "una campagna di comunicazione contro la violenza per la diffusione del Manifesto di Venezia. L'uso del manifesto: Comunicare scegliendo le parole con cura. Come e perché?". A fine convegno fecero un'animata relazione alla platea e, durante l'intervallo, potei anche riabbracciare studentesse e docenti con le quali avevo condiviso, come tutor del PCTO (Percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento), una bellissima esperienza a Montpellier.
Quarta di copertina con Dante/Napoleone (2009)
disegnata da Luciano Baldi,
autore di vignette di satira e costume
per la sede ternana del Messaggero, 
quando Dante Ciliani,
indimenticato Presidente dell'Ordine,
 prese il timone della redazione
Una frase è rimasta come scolpita nella mia memoria. Una frase scelta anche per la quarta di copertina di un volume. Ho ripreso in mano il libro di Testimonianze & Memorie IO CI SONO. Dante Ciliani, il giornalista e l'amico dedicato all'indimenticato Presidente dell'Ordine dei Giornalisti. In tutta sincerità l'ho anche riletto ad alta voce a mio marito, sentendo la gabbia toracica aprirsi, mentre ascoltavo quelle parole scritte da Fausto Cardella e uscite dalla mia bocca. Sì, perché quello che dice a proposito della professione del giornalista, in ricordo di chi "riusciva a spiccare per correttezza di narrazione, per l'aderenza alla verità dei fatti raccontati, per l'incisività dei suoi giudizi", è un po' "un abito mentale" che accomuna, o dovrebbe, magistrati e giornalisti. "Opinione", quella del Procuratore, "maturata negli anni, che sembra modellata su Dante, sul suo modo di fare il giornalista, e forse lo è". Spiego perché citando una parte sostanziale del ricordo di Fausto Cardella, che non taglio per la rilevanza del suo contenuto. 
"Il magistrato, prima di prendere - adottare, noi diciamo nelle nostre aule - una decisione, che quasi sempre ha la forma scritta, deve ben documentarsi, leggere, cercare, studiare. Anche il giornalista non può davvero scrivere cose di cui non è certo o, almeno ragionevolmente certo, dopo aver fatto di tutto per verificarne la fonte, così come il magistrato fa con i testimoni o i collaboratori di giustizia. Il magistrato, infatti, è ben consapevole dell'importanza del suo lavoro, per i rilevanti, persino drammatici effetti che, in certi casi, determina nella società e anche nella vita delle persone: le sue sono decisioni che incidono sui diritti primari, come la libertà, la proprietà, talvolta la salute. Anche il giornalista, è consapevole che ciò che scrive può incidere su beni altrettanto importanti, come l'onore alle persone, la loro reputazione e che gli effetti possono essere non meno drammatici di quelli provocati dai provvedimenti giudiziari. Ma non solo questo, perché può contribuire a orientare le decisioni di chi è preposto al governo o all'amministrazione della cosa pubblica; un effetto che può essere benefico ma che, comunque, non è neutro. Per questo il giornalista deve essere autorevole, quel che egli scrive deve essere letto e soppesato con interesse e rispetto. Perché ci sia tutto questo, però, è necessario che il giornalista sia indipendente, che non obbedisca a questo o a quello, che non si possa pensare che scriva una cosa per favorire, a tutti i costi, un certo interesse e tantomeno che lo faccia per fini personali. Dunque, deve essere indipendente ma non basta perché deve anche sembrarlo indipendente. Solo così sarà autorevole e credibili saranno le cose che scrive e racconta" 
E in effetti noi giornalisti, quando sosteniamo l'esame a Roma per diventare professionisti, è dai magistrati, oltre che da esperti colleghi, che veniamo esaminati. Un motivo c'è. Il proprio onore dunque va difeso, perché è in gioco la nostra credibilità, spesso attaccata per screditare l'operato e vanificare le "battaglie". "E i giornalisti ne devono combattere tante di battaglie", scrive alcune pagine più avanti nello stesso libro Vittorio Roidi, "con i politici, gli editori, le mafie, l'indifferenza di quelli che non hanno ancora capito che se cade il giornalismo cade un pezzo di democrazia".

Ma poiché per me, da alcuni anni, Arte e Territorio & Cittadinanza e Costituzione sono inscindibili, voglio ricordare brevemente, in chiusura di questa parte propedeutica all'intervista, un "aneddoto" dell'anno scolastico 2019-2020, quando ero docente di Storia dell'Arte al Liceo linguistico "Giordano Bruno" di Perugia. Partendo dalla Cappella degli Scrovegni a Padova, avevo fatto dei collegamenti interdisciplinari sul tema dell'usura, poi ripresi e ampliati, anche ufficialmente nelle ore di Educazione civica a me assegnate l'anno successivo all' ITET (istituto tecnico economico e tecnologico, indirizzo turistico) di Magione. Qui, tra le bellezze del lago Trasimeno e le difficoltà generate dal Covid, presentai quanto stavano facendo contro l'usura e le mafie sia le Forze dell'ordine, i Carabinieri in particolare, che i mass media, primo fra tutti Roberto Saviano. A fine percorso, quanto scrissero gli studenti nella sezione "Arte e Territorio" del "compito di realtà" interdisciplinare di educazione civica, mi lasciò quasi a bocca aperta. Quasi. Seguirono riflessioni e dibattito sul "6 politico" e il concetto di merito a scuola.
Sul manuale Il nuovo vivere l'arte. L'antichità e il Medioevo (vol.I, a cura di Matteo Cadario e Cristina Fumarco, Edizioni scolastiche Bruno Mondadori, Pearson Italia, Milano-Torino, 2010) partimmo proprio dal testo: La Cappella degli Scrovegni. Una cappella come voto (p.458). "Gli Scrovegni erano una ricchissima famiglia di banchieri padovani, sulla cui reputazione gravava però l'accusa di praticare l'usura: un loro membro, Reginaldo, era stato incarcerato per questo motivo e anche Dante, nella Divina Commedia, lo pone come usuraio tra i dannati. Suo figlio Enrico decise di erigere una cappella, non a caso dedicata alla Vergine della Carità, per espiare i peccati paterni, recuperare credibilità in città e ottenere, lui di origine borghese, un riconoscimento del proprio prestigio anche da parte dei nobili. A tale scopo chiamò Giotto ad affrescare le pareti dell'edificio: dal 1302 l'artista si trovava a Padova, invitato dai frati francescani per decorare il coro della basilica di sant'Antonio e una parte del convento, opere di cui oggi restano solo frammenti. Fra il 1303 e il 1305, nella Cappella  degli Scrovegni (nota anche come Cappella dell'Arena per la sua vicinanza all'anfiteatro romano) Giotto realizzò dunque il proprio capolavoro. Oggi, dopo i restauri ultimati nel 2002, possiamo ammirarlo nel suo antico splendore".

L' INTERVISTA
Forse non tutti sanno che... è proprio Fausto Cardella, il noto magistrato,
il garante di Ateneo Unipg, qui alla sua scrivania in Rettorato


Sono arrivata un po' in anticipo e lui era già nel suo studio. Il tempo di una sintetica ma esauriente presentazione, ed eccomi formulare la prima domanda (
rimasta in sospeso a scuola, a lezione di "Arte e Territorio & Cittadinanza e Costituzione") diretta al punto focale. Che onore!

Parto dalla mia esperienza e dallo studio dell'arte e dei simboli esoterici che spesso si trovano nelle opere, in un territorio, quello umbro, in cui forte è la presenza della massoneria.
Secondo Lei la massoneria potrebbe definirsi mafia?
"È un'impropria equiparazione. La massoneria è un'associazione non più segreta ma riservata che ha segnato la storia d'Italia ed europea. Ha precedenti nobili come baluardo, antidoto nei confronti dell'assolutismo regio. In questa misura ha permeato di sé molti strati culturali. Durante il Risorgimento il suo apporto è stato inferiore a quello che si dice, ma molti ufficiali dell'esercito erano massoni.  È vero, molti mafiosi in Sicilia sono stati massoni e questo ha generato confusione. La massoneria avrebbe potuto selezionare meglio i suoi membri! 
Poi la domanda è lui a formularla, e spiega. 
Dove nasce la mafia? Nelle carceri borboniche ai primi dell' '800. La parola "pizzo" deriva da "pezzo". Il capo camerata si faceva pagare per avere un "pezzo" dove sdraiarsi. La mafia ha una vocazione all'estorsione, reato "nobile" rispetto al furto e alla rapina. "Ti do protezione, tu mi paghi". Questo nel quadro della costruzione mafiosa di uno pseudo-stato, forma tribale di giustizia. C'è stato un processo di "nobilitazione" della mafia, fatale l'incontro con quei risorgimentali massoni negli stessi cameroni. Da questi apprende un rituale che è simile a quello massonico e impara a nobilitare le proprie azioni. Il segreto abbellito con il rituale mutuato da quello massonico: giuramento e tutto il resto. 

 E per quanto riguarda le ingerenze dei poteri esterni laddove non dovrebbero esserci? 

 Amicizie, conoscenze, segretezza...il sistema massonico non è l'unico. Ci sono altre associazioni, da Comunione e Liberazione, all'Opus Dei, ai partiti politici e ai clubs, fino alle correnti della magistratura, che possono prevaricare sul merito. 

Il clientelismo appunto...
Criticabili, ma la mafia uccide, spara! Non è una difesa dell'intrallazzo, delle conventicole di raccomandati, ma la mafia ha fatto stragi. 

Esistono altri sistemi per uccidere, per dare, ad esempio, la morte civile...
Il femminicidio! Morte, sanzione per torto che l'aggressore sente di aver subito.

Veniamo ora all''usura e al legame con la mafia...
L'usura è uno degli strumenti mafiosi per arricchirsi: fa guadagnare molto, ottiene un dominio sulle persone, controllo sul territorio. Ci sono tre tipi di usura. 1) L'usura di tipo mafioso, spia di presenza mafiosa e criminalità mafiosa, ma non è l'unica usura che c'è. 2) Un altro tipo di usura, è quella dell'usuraio della porta accanto, offerta dal vicino, dal conoscente, dall'amico. Contante subito con interesse serrato ma che ritiene di poter pagare. Con i piccoli imprenditori, acquisizione di quote da parte dell'usuraio. 3) Usura legale (reato: superamento del tasso di interesse soglia). Nel '96 è stato riformato il sistema incentrato sullo stato di bisogno e approfittamento da parte dell'usuraio. Reato modificato, questo, nel 1996: stato di bisogno tolto, resta solo come aggravante. Il tasso di interesse soglia lo stabilisce ogni tre mesi la Banca d'Italia ( si veda https://www.bancaditalia.it/media/comunicati/documenti/2022-02/cs_rilevazione_trimestrale_antiusura_30092022.pdf  , ndr)  Ha effetti collaterali perniciosi. Porta a contrazione delle denunce di usura, a battaglie tra i periti (Sul tasso di interesse soglia si vedano anche "Avvenire", CEI)

Che legame c'è tra massoneria e usura?
Non come sistema abituale (non lo so), ma mi sono capitati come singoli, situazioni di cui mi sono occupato.

Nelle scuole umbre ci sono infiltrazioni mafiose?
L'istruzione, la cultura sono un antidoto. "Il libro sconfiggerà la mafia!" Le scuole sono un terreno poco fertile per la mafia che invece cresce bene nell'ignoranza. In Campania e Sicilia i figli dei mafiosi vanno a scuola e hanno degli atteggiamenti imparati a casa. Un buon insegnante e un buon ambiente (Nando Dalla Chiesa) può incidere favorevolmente. Sono più attratti dal bene. Vorrei che andassero a scuola.

In tema con Cuore puro e La paranza dei bambini di Roberto Saviano.
Non leggo Saviano.

Ad una riunione di docenti dell'associazione LIBERA. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, quando ho chiesto "In Umbria, a parte le mafie storiche (mafia, 'ndrangheta, camorra, sacra corona unita) che mafie ci sono?", una docente mi ha risposto: "Penso al bullismo, che può configurarsi come mentalità mafiosa"
Non confondiamo con la mafia altre cose. Possono essere deprecabili ma la confusione di idee "svilisce" le mafie che sono diverse anche dalle altre forme di criminalità. Se la mafia esiste dal 1800 e si è diffusa negli Stati Uniti ha una vitalità che non può essere "svilita". 
Il bullo c'è sempre stato ed è sempre stato un problema per le persone più deboli, più educate, più corrette, più rispettose degli altri. Una piaga endemica eterna che va combattuta anche con la repressione, con la cultura. La prima vittima è proprio il bullo che ha dei problemi, anche di carattere psicologico.

GARANTE di ATENEO. Una figura relativamente recente all'Università...
È bene capire subito quali sono le attività e i limiti del Garante. Tutti possono rivolgersi al Garante di Ateneo: studenti, amministrativi, professori. Da circa 10 anni esiste, ma il Rettore attuale ha segnato una svolta. Ha voluto vitalizzare la figura del Garante dandogli una struttura, un ufficio, del personale, la dignità del posto. Non era così strutturato. Il Garante di Ateneo presenta una relazione annuale. Fa sapere quali sono i limiti e le competenze del Garante. Non possiamo intervenire direttamente ma possiamo fare segnalazioni agli organi che possono intervenire. 
In quanti si sono rivolti al Garante?
La casistica è varia ma contenuta. È un buon segno per l'Università. Circa 3000 docenti. In due anni 4 o 5 segnalazioni, qualche caso che dovrebbe essere modificato... (dalla relazione del Garante, ndr. A.A.2021-2022: esaminati 10 casi: 2 studenti; 6 accademici; 2 amministrativi; decisioni di rigetto 5. A.A.2022-2023: esaminati 8 casi; 3 studenti; 4 accademici; 1 caso personale amministrativo; 4 decisioni di rigetto) Si ascolta, si formalizza un esposto, un'istruttoria, si sottopongono fatti a verifica e si dà risposta. Il Garante non può essere visto come un "castigamatti". Di solito penale no. Per le notizie di reato è il Rettore che ha il dovere di...Il magistrato ha compiti tra il civile e il penale. Anziché ricorrere al Giudice civile o amministrativo, ci si può rivolgere al Garante di Ateneo. È un'opportunità in più a disposizione di tutti. Prima di imbastire, ad esempio, una causa di lavoro avendo subito un'ingiustizia. Il Garante è uno degli organismi dell'Università. C'è. Ha condiviso progetti di massima. Non può essere eccentrico, però nel singolo caso ha l'autonomia totale che va salvaguardata e finora non l'ho mai vista insidiata. Serve anche all'Unipg l'autonomia del Garante. Il Rettore, il Senato accademico hanno interesse a mantenerne l'autorevolezza, l'equilibrio.
Anche la Magistratura non può essere un corpo separato, deve essere in sintonia con lo Stato. L'autonomia è nelle singole decisioni ma non può estendersi a tutto. 

Qual è il consiglio più grande che darebbe alle nuove generazioni?
Questo periodo degli studi è un periodo bellissimo ed esaltante che va vissuto allegramente e seriamente. Allegramente...gli studenti sono la ricchezza di un paese. Il Risorgimento lo hanno fatto gli studenti (Curtatone e Montanara). Gli scioperi...Però devono essere studiosi, altrimenti perdono credibilità se non studiano seriamente. Poi l'Erasmus, l'esperienza fuori è meravigliosa. Tornate più ricchi. Chi vive e cresce sempre nello stesso posto può avere dei vantaggi, ma sul piano delle esperienze...Anche i magistrati sono stanziali. L'Università di Perugia è prestigiosa e festeggia i suoi oltre 700 anni dal 1308. Chi arriva ha l'opportunità di conoscere e divertirsi. Ci sono i Collegi universitari dove è possibile fare la vita in comune e riservatamente.

...e alzando lo sguardo,

 

ecco uno dei soffitti affrescati di Palazzo Murena...


...guardando oltre il vetro della finestra dello studio,
si vedono la chiesa di San Francesco al Prato,

 

oggi Auditorium,
e alcuni edifici dell'Università degli Studi di Perugia

                                       Sulla sommità di un arredo ligneo

 

dello studio del Garante di Ateneo

 

c'è una copia da Arnolfo di Cambio,
Donna alla fonte, 1278-1281, Galleria Nazionale dell'Umbria.
È una delle cinque sculture in marmo di Carrara

 

a noi pervenute dalla Fontana minore
("in pede fori", situata a metà Corso Vannucci

 

e demolita a inizio '300), 
oggi conservate a Palazzo dei Priori
insieme al Grifo e al Leone in bronzo 

 

(le copie sulla facciata; gli originali all'interno)







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