“È BELLO VIVERE LA VITA DA LUCIDI!” COMUNITÀ INCONTRO, L’ARMONIA CHE NASCE DALLA DISARMONIA.

 

Amelia, casa-madre Molino Silla. 
L’eredità di don Gelmini tra ordine e bellezza, impegno, sacrificio e poesia.

È BELLO VIVERE LA VITA DA LUCIDI!” 
COMUNITÀ INCONTRO, L’ARMONIA CHE NASCE DALLA DISARMONIA.

Tre giovani si raccontano. “Stati generali” sulle dipendenze, porte aperte ai giornalisti.

di Elisabetta Berliocchi Bistarelli


Potevano scegliere. E hanno scelto. Hanno scelto di restare qui e proseguire un cammino, a volte duro, perché la strada imboccata, che sembrava la più facile, scendeva giù, proprio giù, e risalire fa fatica. Meno, se c’è qualcuno a tenderti una mano. Giorno dopo giorno.
Potevo scegliere. E ho scelto. Ho scelto di stare in presenza ad ascoltare tutti gli interventi, ma soprattutto le storie di vita vera raccontate dai giovani ospiti della Comunità Incontro e da chi li accompagna a riprendere il viaggio della vita, fuori. E mi sono emozionata, dentro, senza fermare la mia mano, mentre scrivevo, ascoltando e sentendo.
"La Madonnina del sorriso"

Una veduta degli spazi esterni. Sullo sfondo la Palestra.

Non ero mai stata nella casa-madre di MOLINO SILLA ad AMELIA. Un motivo in più per prendere l’auto e andare. Nella Sala Rossa, giornalisti collegati on line e intervenuti per il corso di formazione continua (OdgUmbria) “Linguaggio e approccio al tema delle DIPENDENZE DA SOSTANZA E COMPORTAMENTALI nella società contemporanea. L’informazione tra diritto di cronaca e privacy”. Questo, nell’ambito del congresso “Integrazione & collaborazione: il processo di presa in carico globale SerD e Comunità Terapeutiche” promosso insieme a SIPaD – Società Italiana Patologie da Dipendenza”, presente il presidente Claudio Leonardi. Tampone rapido all’ingresso a tutti i partecipanti, modalità COVID FREE MEETING! Il 24 e il 25 settembre, infatti, intorno allo stesso tavolo, si sono ritrovati politici, istituzioni e operatori di settore. Un tema sempre attuale, purtroppo, che vede l’UMBRIA PROTAGONISTA CON UN TRISTE PRIMATO: è la regione con più morti per droga a causa di overdose, è stato sottolineato. Un tema caldo, considerato il dibattito sulla liberalizzazione della cannabis, la raccolta firme per il referendum e la convocazione della Conferenza Nazionale sulle droghe, attesa da 12 anni, prevista per novembre. 
Appena entrata ho sentito parole come: “lotta alle diseguaglianze”, “le nuove generazioni sono, devono essere inclusive”, “dolore, disperazione, disagio degli ultimi”, “raccontare fragilità, dipendenze”: a parlare Giovanni Parapini, direttore Rai per il Sociale.


Uno dei cardini attorno al quale ruota il percorso della Comunità Incontro è l’ERGOTERAPIA. E che cos’è? Un “metodo curativo, complementare di altri trattamenti somatici o psicoterapeutici, in cui l’agente terapeutico è costituito da un’attività lavorativa razionalmente ordinata”, si legge nell’enciclopedia Treccani. E qui è palpabile. ORDINE è la parola che mi è venuta in mente, girando con una certa libertà, soprattutto all’esterno, a Molino Silla. “Un giorno con…” sarebbe proprio il caso di trascorrerlo qui, per raccontare e accompagnare progetti e iniziative, come sollecitato alla stampa da Giampaolo Nicolasi, capostruttura per 30 anni accanto a don Pierino Gelmini, il fondatore della Onlus nata nel '79. 
"San Francesco"
Qui si respira la BELLEZZA, voluta, cercata: quella delle strutture architettoniche, in parte vetrate, e quindi trasparenti e luminose; quella dei giardini, curati e impreziositi da fiori, sculture e iscrizioni; quella dell’incontro con DIO, anche per chi non crede.  Il LAVORO ha un ruolo chiave, ed è pure terapia, come altrove del resto. È il caso della SCRITTURA che, spiega Mirella Taranto, capo ufficio stampa dell’Istituto Superiore di Sanità, viene utilizzata “per elaborare un vissuto. Non importa il ‘come’ ma il ‘cosa’, i contenuti.” Poi c’è chi, avendo nel corso del laboratorio di scrittura dimostrato particolare talento, viene indirizzato alla Scuola Holden. Si illumina parlando della “scrittura di carne” di un giovane, dell’“emozione di un testo che ti casca addosso” e citando le loro parole … “la mia penna immersa nell’universo ti porta fuori dalla gabbia” … “voglio ricordare ogni appiglio, ogni pietra sdrucciolevole” …

 Sala Rossa. Il regista Lorenzo Letizia. 




In sala anche il regista Lorenzo Letizia, autore, insieme a Carolina Ellero, di un DOCUFILM che vuole “raccontare una comunità in un momento storico particolare”. Per realizzarlo, tanto tempo. Un mese e ancora di più: “integrarci, vivere questo spazio, conoscere le persone che risiedono qui dentro, personale e ospiti”. E dar loro voce. Anche quando, “entrando, si sceglie il silenzio”.  E allora, per parlare, si fa poesia. Sono circa 70 i professionisti dell’équipe: medici, psichiatri, psicologi, educatori, in forza a Molino Silla, ha specificato Nicolasi. Con tre unità mobili, accompagnati dalle forze dell’ordine, vanno pure in cerca di persone in difficoltà su strada, “facendo salire chi chiede aiuto, incondizionatamente. I finanziamenti sono pubblici e caritatevoli.”
I servizi offerti, riassunti in breve nella foto di un tweet del 26 settembre.

Un frame dalla testimonianza di una ragazza, tra musica e suoni della campagna 
POESIA e PROFESSIONALITÀ dunque. Anche del regista, che compie una “scelta etica”, quella di documentare, nel rispetto di “diritto di cronaca e privacy”, “senza mostrare volti, nomi, identità”. Come? “Senza usare pixel, ma attraverso ritratti di spalle, silhouettes, visi offuscati. Cinema d’avanguardia. Inquadrature fisse, evocative, camera sempre su cavalletto, ‘quadri’. Girato tutto in slow motion e dissociando l’audio dall’immagine. Per instaurare una relazione il microfono è meglio della macchina da presa.” 
Sotto la foto di don Pierino Gelmini, un uomo racconta e si racconta...
Offrire “l’esperienza dell’ascolto” … “e del tempo”… per  “perdersi nell’immagine e ascoltare le parole”, cercando di “fare di questa scelta etica una scelta di stile”, estetica, non censura. Musica, testimonianze, suoni della campagna circostante…tutto molto lento… Unicamente per l’occasione, tre i ‘montati’, di pochi minuti ciascuno, donati alla stampa. Le mura della Comunità sono state avvertite come una sorta di protezione dalla pandemia e da ciò che ha sconvolto la quotidianità, non a Molino Silla, dove tutto è arrivato attutito, come un'eco lontana. 
Nelle immagini, qui accanto e in chiusura, alcuni frames. 
Nel 1993 don Pierino Gelmini volle la "Torre della Memoria"

E' dedicata alle vittime delle mafie, in particolare all'amico Giovanni Falcone, con il quale collaborava, a Francesca Morvillo e agli agenti della scorta, morti nella strage di Capaci. I loro nomi sono sul campanile. Fu il primo magistrato a permettere la pena alternativa in Comunità per i ragazzi agli arresti domiciliari per problemi di tossicodipendenza. 

LA LEGGE, LA DEONTOLOGIA, IL GARANTE: a specificare riferimenti normativi, vecchi e nuovi, e casi specifici, ci ha pensato Fernanda Fraioli, giudice della sezione d’appello della Corte dei Conti e pubblicista. Ha richiamato giornalisti (e oggi anche bloggers), alla continenza, pertinenza, essenzialità, sottolineando, da magistrato, che “il diritto alla riservatezza è sempre primario rispetto al diritto di informazione”, tanto più per i minori, che vanno tutelati, anche quando c’è il consenso dei genitori, e ribadendo quel “no alla spettacolarizzazione delle indagini”. Ai giornalisti, “compagni di viaggio dei magistrati, che portano a condivisione nel mondo esterno”, offrendo un “servizio”, “è lasciato il libero arbitrio. Il giornalista ha già in sé i limiti e deve sapere, quando ha la notizia sottomano, scolpite come su pietra”, queste regole e leggi.

Le vetrate della Sala Rossa dall'esterno

Un punto di vista alternativo lo ha offerto, in collegamento dall’auto suo malgrado, il cronista Vincenzo Spagnuolo. Ha fatto emergere, in passato e oggi, “nelle pieghe dei dati, le VICENDE UMANE” di chi “decide di fare il NARCO-CORRIERE per dare da mangiare alla famiglia, spesso reclutato dalle ‘baraccopoli’- senza voler giustificare- ”, o dei “CAMPESINOS, ultima pietra della piramide dell’industria della coca”, ”pedine di un gioco che non governano loro”. E ha riportato quanto dettogli da uno di questi agricoltori: “«non conosco altro nella mia vita che Dio, che prego, e la coca, che mi sfama»”.

E I RAGAZZI DELLA COMUNITÀ INCONTRO? TRE LE TESTIMONIANZE. La prima, di un giovane cresciuto in un orfanatrofio, poi adottato da quella che oggi è la sua famiglia. Ecco però le droghe, i cannabinoidi e, al compimento dei 18 anni, la scelta davanti alla quale lo mettono i genitori (“noi un delinquente in casa non lo vogliamo!”), lo spaccio, “a 23 anni in galera per due anni… finché “mi sono detto: «che stai a fare qui?». C’era lo psicologo del Sert” ed è passato alla Comunità Incontro Onlus. “Durante la pandemia mi hanno accolto per 15 mesi e dopo 12 mesi sono tornato anche a casa.” Un giovane che si racconta ai microfoni, regalando un pezzo di sé, per un fine più alto, perché possa servire magari a qualcun altro.

Il campo da calcio immerso nel verde dell'Umbria

Poi è stata la volta di una ragazza (il suo intervento l’ho riportato su Instagram, nel testo insieme alla foto con le parole di don Pierino Gelmini: “Siate forti, siate chiari, siate liberi”). 
Il terzo ospite ad Amelia ha rivelato di aver iniziato a 13 anni con una canna. “Mi sembrava una piccola cosa. Non mi è mancato niente a livello materiale. Cercavo un’emozione forte. Dalla canna sono passato ad altre droghe. A 15 anni la cocaina. A 17 anni l’eroina. A 19 anni, vedendo la sofferenza che portavo ai miei genitori e ai miei fratelli, sono entrato in comunità. Prima una, poi un’altra. Scappavo. A 21 anni, il reato: rapina in farmacia. Da 4 mesi sono qui. Convivenza forzata, regole…è faticoso. Mi manca l’odore di casa mia, vedere mia sorella tornare da scuola. Ho rivisto mio fratello più grande”. Si lascia andare ad una frase inaspettata: “è bello vivere la vita da lucidi! scegliere di vivere un’esperienza appieno, lucidi!” 
“Spero che ne facciate buon uso”, ha sottolineato Chiara Sabatini, psicologa, prima che iniziassero ad aprirsi e a parlare di fronte alla platea e in streaming. Spero che chi legge, aggiungo, ne faccia buon uso!

Risalendo, con l'aiuto di Dio, degli uomini e di noi stessi





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